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Benzina, ecco la stangata per gli italiani in vacanza. Così si fa ripartire il turismo? Quanto ci costa

Pubblicato il 30/06/2021 12:48

Benzina sempre più su. Gli italiani si apprestano a partire per le vacanze (quelli che possono permetterselo, e sono decisamente pochi) e devono fare i conti con una stangata record sui carburanti alla pompa, con la benzina che raggiunge 1,624 euro al litro con una crescita del +16% rispetto al 2020. “Una speculazione sulle tasche degli italiani e deve portare il Governo ad intervenire con urgenza per frenare la corsa al rialzo dei carburanti che, nel 2021, solo per i costi diretti genererà una stangata per complessivi 7 miliardi di euro a carico dei consumatori”, denuncia Assoutenti. (Continua a leggere dopo la foto)

L’associazione dei consumatori specializzata nel settore dei trasporti lancia dunque l’allarme sulle vacanze estive degli italiani e chiama in causa il governo, sempre più sordo. “Con le riaperture del paese e il ritorno agli spostamenti tra regioni i listini di benzina e gasolio hanno registrato una impennata presso i distributori che potrebbe rappresentare una vera e propria speculazione a danno degli utenti”, afferma il presidente Furio Truzzi ad Affaritaliani.it. (Continua a leggere dopo la foto)

“Dopo un anno di limiti a viaggi e partenze – continua – i prezzi alla pompa registrano un forte incremento in concomitanza con la ripresa degli spostamenti degli italiani. Una situazione che renderà particolarmente “salate” le vacanze estive degli italiani, perché la corsa dei carburanti determinerà maggiori spese sia per i rifornimenti di carburante, sia per tutta una serie di beni e servizi i cui prezzi risentono in modo diretto dell’andamento di benzina e gasolio”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Chiediamo al Governo Draghi di intervenire con urgenze per sanzionare qualsiasi speculazioni legata alle partenze degli italiani, e studiare misure per sterilizzare l’eccessiva tassazione che vige sui carburanti in Italia, aggravata da accise anacronistiche come quella per finanziare la guerra d’Etiopia del 1935 o il terremoto del Belice del 1968”, conclude Furio Truzzi.

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