Di Maio, da ministro degli Esteri si è messo in testa di difendere gli interessi degli italiani. E fin qui va bene, verrebbe da dire. Il problema, però, riguarda quali italiani. Sì, perché per aiutare il gruppo Snam, i cittadini si ritroveranno a pagare di più n bolletta il gas. L’Italia si ritrova così al centro di un piccolo intrigo internazionale. Come racconta Luca Pagni su La Verità, “due provvedimenti sul mercato del gas presi dalle autorità di Austria e Germania rischiano di costare cari alle imprese e ai consumatori italiani. Ma il governo – che ha protestato nei confronti dei due Paesi membri della Ue – si sta muovendo in modo contraddittorio”.
Nei confronti della Germania si è mosso il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il quale ha contestato l’aumento delle tariffe di trasporto della materia prima nei gasdotti perché potrebbe provocare un aumento delle bollette degli italiani, fino a un maggiore esborso per almeno 500 milioni all’anno. Nel caso dell’Austria, invece, è sceso in campo Luigi Di Maio, ma per il motivo opposto. E qui veniamo al guaio che rischia di far scoppiare un caso gas. Spiega La Verità: “Le autorità di Vienna hanno intenzione di tagliare le tariffe di trasporto. Di fatto il ministro si schiera così contro la possibilità di un risparmio in bolletta per i consumatori”.
Di Maio si è mosso per difendere gli interessi italiani. In particolare, del gruppo Snam, società controllata dalla Cassa Depositi Prestiti (e quindi dal Tesoro) che in Austria possiede il 75% del gasdotto Tag che porta la materia prima fino al punto di ingresso del Tarvisio. “Le autorità di Vienna non hanno solo deciso di tagliare le tariffe, ma anche di rivedere la remunerazione per gli investimenti destinati alla infrastruttura. Per di più con carattere retroattivo. Un danno per Snam che aveva deciso di investire nel Tag contando su una certa remunerazione che quattro anni dopo gli viene tagliata”.
Conclude Luca Pagni: “Rimane da quantificare il danno per i consumatori: nei prossimi giorni ne riferirà in Parlamento l’Autorità per l’energia, anche quantificando il possibile maggiore esborso in bolletta. Ed è quello che teme l’associazione delle imprese energivore di Confindustria (da Assocarta a Federacciai), in pratica le industrie che per la loro attività necessitano di bruciare grandi quantità di gas naturale: in una nota, hanno espresso ‘preoccupazione e disorientamento’ per la lettera che Di Maio ha inviato al suo omologo austriaco, definendo la richiesta di rivedere il taglio delle tariffe ‘surreale e incomprensibile'”.
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