Possibile nuova mazzata in arrivo per automobilisti e autotrasportatori. Dall’anno prossimo il gasolio potrebbe costare quanto la benzina. Questo perché la prossima legge di Bilancio potrebbe parificare le accise dei due carburanti, finora più basse per il diesel. Tutto questo s’intuisce incrociando le bozze del decreto ambiente trapelate ieri con la Strategia energetica nazionale licenziata dal governo Gentiloni a novembre 2017
Ma alla fine bisognerà vedere se premier e ministri decideranno di andare avanti davvero, sfidando l’impopolarità e gli scioperi degli autotrasportatori. Il decreto ambiente, per ora, parla solo di taglio dei sussidi ambientalmente dannosi, rinviandone le determinazione alla legge di Bilancio 2020.
Un’analisi del Sole 24 Ore evidenzia che la voce più importante (4,9 miliardi di euro, nel 2018) dell’elenco dei sussidi è quella che tiene l’accisa sul gasolio a un livello più basso di quella per la benzina. Il rimborso agli autotrasportatori di parte delle accise pesa invece per 1,26 miliardi. Dell’inasprimento del trattamento fiscale sul gasolio si parla da vent’anni: si tratta infatti di un combustibile con tenore di carbonio più alto rispetto alla benzina, per cui ogni grammo bruciato comporta l’emissione di più CO2.
E la CO2 è alla base del riscaldamento globale della Terra e dei mutamenti climatici. La questione è stata tenuta sottotraccia per tutto questo tempo, temendo impatti sull’inflazione (la stragrande maggioranza delle merci viaggia su camion), scioperi degli autotrasportatori e malcontento popolare (proprio in quegli anni l’industria europea stava facendo forti investimenti sul diesel, adottando il common rail).
In Italia praticamente la metà delle autovetture in circolazione ha un motore diesel: al 31 dicembre 2018, erano 17,3 milioni di esemplari, contro i 18 che vanno a benzina. Per i tanti che vanno a gasolio, dunque, i costi di esercizio aumenteranno se davvero le accise verranno parificate. Ma la vera fregatura sarebbe per gli autotrasportatori. Ci sarebbe anche il mancato rimborso della parte delle accise finora recuperabili dalla categoria.
C’è quindi da aspettarsi una levata di scudi della categoria, e il rischio di un’ondata di gilet gialli anche in Italia.
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