Il ministero delle infrastrutture guidato da Matteo Salvini sta lavorando a un pacchetto di norme per regolarizzare le piccole difformità o le irregolarità strutturali che interessano, secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano. Per il 2024, quindi, arriverà un mini-condono che permetterà di sanare le questioni pendenti su case con piccole irregolarità urbanistiche (tramezzi buttati giù, muretti alzati e variazioni fatte nel nome della comodità) che si trascinano anche da molti anni fa. Le difformità urbanistiche limitano giuridicamente i diritti dei proprietari nelle fasi di vendita o di acquisto, per questo è importante risolverle e il decreto punta proprio a questo, così come chiesto non solo dai proprietari ma anche dalle amministrazioni territoriali, dalle associazioni e dagli enti del settore edilizio. Chi potrà beneficiare di questo “piano casa”? (Continua a leggere dopo la foto)
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Come spiega Filippo Caleri su Il Tempo, si tratta di difformità di natura formale, legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente; difformità edilizie “interne” che riguardano singole unità immobiliari, a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche come tramezzi e soppalchi. E ancora per permettere i cambi di destinazione d’uso degli immobili tra categorie omogenee. Si valuta anche il tema delle tolleranze costruttive, con l’ipotesi di riparametrare in misura inversamente proporzionale alle dimensioni dell’unità immobiliare la percentuale del 2% quale limite al rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie e di ogni altro parametro edilizio. (Continua a leggere dopo la foto)
Può succedere, soprattutto per immobili datati, che manchi l’ultimo titolo edilizio, che costituisce lo stato legittimo dell’immobile. A legislazione vigente è già possibile avvalersi di altri riferimenti documentali, come titoli d’acquisto (rogito o planimetria), oppure rilevamenti fatti con i sorvoli. Le norme allo studio dovrebbero facilitare l’accertamento dello stato legittimo dell’immobile anche nel caso in cui non esistano altri elementi, mediante Scia (Segnalazione certificata di inizio lavori) in sanatoria e il pagamento di una sanzione. È il caso delle modifiche che potevano essere sanate quando venne realizzato l’intervento, ma che oggi, ma anche di sanare quelli non conformi all’epoca ma conformi oggi. Ad esempio una casa costruita con una metratura più ampia rispetto al titolo edilizio: quando venne fatto era possibile, ma oggi lo strumento urbanistico vigente non lo consente più. L’intervento mira a superare il principio della «doppia conforme», consentendo di sanare i manufatti conformi all’epoca ma non oggi. (Continua a leggere dopo la foto)
Spiega infine Repubblica, che il decreto andrebbe a risolvere il problema delle «varianti in corso d’opera», che prima del 1977 non erano disciplinate: “È il caso di immobili costruiti più di 47 anni fa con variazioni rispetto al titolo originario: possono essere piccoli interventi come lo spostamento di una finestra, ma anche interventi di maggior rilievo come la costruzione di un piano in più rispetto a quello previsto dall’allora titolo edilizio. Se all’epoca la variazione non era normata e quindi non costituiva necessariamente abuso, il problema potrebbe porsi ad esempio nel caso di una compravendita. L’obiettivo è di consentire comunque di sanare la modifica, correggendo così una situazione di non totale certezza”.
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