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Amazon, altri guai: a Parigi arriva la “tassa sulle consegne a domicilio”. Cosa comporta

Pubblicato il 27/11/2019 17:21

Per Amazon pian piano la musica sta cambiando. Sia sul fronte fiscale, sia su quello dei diritti. Ed era anche ora. Dopo le battaglie su Uber o Airbnb, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha proposto due misure per controllare e tassare le consegne di Amazon, raccogliendo così le conclusioni di sindacati e ong che ne hanno denunciato “l’impunità fiscale, sociale e ambientalista”. Come riporta una articolo pubblicato oggi su Il Fatto Quotidiano, i motivi sono legati al boom delle consegne on-line che per la giunta parigini è un “fattore di precarizzazione, fonte di congestione e di inquinamento” della capitale. L’assessore all’urbanistica, Jean-Louis Missika sta mettendo a punto insieme alla giunta una legge che “deve autorizzare le collettività ad introdurre un eco-canone da imporre sulle consegne a domicilio”.

Una norma che si rivolge in primo luogo a Amazon, ma nella sua dichiarazione Missika cita espressamente anche altre piattaforme come Uber Eats. I firmatari desiderano inoltre “limitare” il numero di consegne a domicilio e in certi quartieri, spiegano, “dovrebbero essere possibili solo ad alcune ore e bisognerà prenotare” preventivamente la propria. Un dispositivo che potrebbe venire ampliato all’intero comune di Parigi e accompagnato da pattuglie della “polizia municipale”. Ma anche negli Stati Uniti si sta sviluppando la consapevolezza che Amazon, che ha raggiunto da tempo le proporzioni di un colosso mondiale, debba essere contrastato e pagare i costi che fa gravare sulla comunità.

Scrive il Fatto: “In prima linea ci sono Athena, gruppo formato da una trentina di associazioni che si occupano anche delle condizioni di lavoro nei magazzini, e i risultati di un report di Economic Roundtable sull’impatto del colosso nel sud della California, in particolare nelle quattro contee della regione di Los Angeles. Un dossier dal titolo inequivocabile: ‘Troppo grande per governare’. Il riferimento è ai numeri di Amazon: solo durante l’estate ha assunto 97mila dipendenti, quasi quanti sono quelli di Google. Un investimento che fino a poco tempo fa poteva permettersi solo il governo”.

Nelle quattro contee, nel 2018, ha causato sulla comunità costi – mai compensati – per circa 642 milioni di dollari che includono inquinamento acustico, consumo del manto stradale, incidenti e emissioni di Co2. “Con una media di 2.180 miglia per viaggio, le emissioni dei voli di Amazon dagli aeroporti dalle contee di Riverside e San Bernardino hanno provocato un impatto di 45 milioni di dollari sulla produttività agricola, la salute e l’ecosistema”. In più la prossimità dei magazzini a quartieri dove la media del reddito è bassa facilita “l’accesso di Amazon a chi ha fame di lavoro. E i salari che paga perpetrano la guerra economica di queste aree”. Da noi quando ci svegliamo?

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