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Amazon, lo squalo che divora tutto: tra evasione fiscale, concorrenza sleale e monopolio

Pubblicato il 01/06/2020 10:33 - Aggiornato il 01/06/2020 10:34

Amazon, oltre al mercato mondiale, si è mangiato anche la pandemia: il titolo, “grazie” al coronavirus e al lockdown, ha guadagnato in Borsa il 30% e l’azienda fondata e guidata da Jeff Bezos è arrivata a valere 1.200 miliardi di dollari. Per dare un’idea: Amazon “pesa” due volte il Pil del Belgio. Ma come si è arrivati a tutto questo? È solo una grande storia di imprenditoria o c’è dell’altro dietro? Sostanzialmente Amazon sta divorando tutto e tutti perché si basa su tre principi riassumibili così: concorrenza sleale, monopolio e evasione fiscale, con un pizzico di sfruttamento dei lavoratori. La società viaggia a ritmi elevatissimi di incameramento di utili: siamo a 24 miliardi di dollari solo negli ultimi tre anni. Con un articolo su ControCorrente, Angelo Allegri racconta l’universo Amazon, con l’aiuto Martin Angioni, che oggi lavora come consulente aziendale e che ha appena scritto un libro, «Amazon dietro le quinte», pubblicato da Raffaello Cortina, in cui vengono fuori diversi retroscena che aiutano a capire questa azienda.

Martin Angioni è stato il numero uno della filiale italiana del gruppo Usa. Adesso ha scritto un libro per mettere in guardia contro il suo strapotere commerciale. “La spiegazione è molto semplice: gli investitori scommettono sul futuro, sul fatto che Amazon potrà domani tradurre l’enorme quota di mercato ammassata nel frattempo in utili sopra la media”. Angioni , ex finanziere in una banca d’affari, ex amministratore delegato di Electa Mondadori, ha diretto per più di quattro anni la filiale italiana del colosso dell’online, dai giorni della nascita fino alla soglia del primo miliardo di fatturato. Il suo ritratto di Amazon va dalla cultura tutta orientata al cliente fino ai travolgenti ritmi di lavoro, con verifiche quasi quotidiane dei risultati raggiunti e orari settimanali che finiscono il sabato a mezzanotte. “Per raccontare come vedo oggi Amazon faccio il paragone con le fortificazioni di un tempo, che controllavano vallate, vie di comunicazione e commerci” racconta Angioni.

“Amazon e i suoi parenti come Google o Facebook, sono i castelli dell’era del web: sono imbuti virtuali attraverso cui passano obbligatoriamente le scelte di miliardi di consumatori. Sono fortezze che non controllano più eserciti ma occhi e attenzione, carte di credito, identità digitali”. Il distacco tra di loro e i concorrenti è ormai abissale: e si parla pericolosamente di monopolio. Mai sentito parlare del concetto di predatory pricing? È l’accusa che viene mossa ad Amazon: utilizzare strategie predatorie di prezzo che si propongono di mettere fuori mercato la concorrenza per poterne approfittare in un secondo tempo. È il cosiddetto recoupment, il recupero dalle perdite iniziali ottenuto alzando i prezzi una volta eliminata la concorrenza.

Nell’articolo, Angioni e Allegri si chiedono: una volta fatta tabula rasa di negozi fisici, chi garantirà il consumatore dall’arbitrio di Amazon? E, per introdurre un argomen-to extra-economico, come si potrà rimediare alla perdita di luoghi di cultura (e di socialità) rappresentati da librerie e negozi? “I concorrenti che vendono su Amazon, nuotano con uno squalo – dice Angioni -. Alla fine vince sempre lui. Perché lo squalo-Amazon ha in mano tutte le leve del business: il controllo dei dati e delle procedure, la possibilità di utilizzarli per gestire la propria attività di commercio al dettaglio o i propri marchi privati nel confronto con i concorrenti”. Inoltre, Amazon riesce a sempre a ridurre al minimo il prelievo fiscale. È uno degli elementi del suo successo.

Forte di queste “strategie”, Amazon è passata dai 30mila dipendenti del 2010 agli oltre 800mila di fine 2019. “Una crescita aggregata costante e vicina al 30% annuo, che vuol dire quasi raddoppiare il fatturato ogni tre anni”, conclude Angioni. La palla, in tutto questo, deve però passare agli Stati che devono smetterla di agevolare fiscalmente il colosso, e passa soprattutto alle persone: non volete che i vostri centri storici muoiano e che tutti i negozi chiudano? Bene, iniziate a ragionare su come, cosa e dove comprare. Potreste salvare una famiglia del vostro paese o della vostra città. Potreste salvare l’economia italiana, ad esempio.

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