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Crolla un’altra banca (nel silenzio generale): è la quinta che fallisce nel 2023. “Si rischia l’effetto domino”

Pubblicato il 09/11/2023 20:43

Siamo già arrivati a cinque, cinque banche statunitensi fallite solo in questo 2023 che volge al termine. In casi come questi, non si possono non menzionare il rischio contagio e la recessione globale, ovvero lo scenario peggiore: l’effetto domino e la reazione a catena per le economie oramai interconnesse. “Distratti” dalla guerra in Ucraina, prima, e ora dal terribile e assai preoccupante conflitto tra Israele e Hamas, ci siamo dimenticati di un’altra potenziale catastrofe. Con sede a Sac City, la Citizens Bank è, anzi era, una banca regionale dell’Iowa, come le nostre vecchie Casse di risparmio per intenderci, con una storia lunga 94 anni. Una storia terminata lo scorso 3 novembre allorché la Iowa Division of Banking l’ha chiusa per “instabilità finanziaria”. L’istituto era insolvente a causa di “significative perdite sui prestiti” nel suo bilancio. La stessa Divisione bancaria dell’Iowa ha dunque autorizzato l’acquisizione da parte della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), che è stata successivamente nominata come curatore fallimentare dell’istituto di credito. Ancora secondo la Iowa Division of Banking, Citizens Bank aveva circa 66 milioni di dollari di attività totali e 59 milioni di dollari di depositi totali a settembre di quest’anno, che non riusciva più a sostenere: “La banca aveva una concentrazione di prestiti fuori territorio e fuori dallo Stato in un settore e ha subito pesanti perdite su alcuni di questi prestiti”, recita il comunicato che, però, non riferisce quale sia questo “settore”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cinque crac in otto mesi

È stato stipulato, pertanto, l’accordo di acquisto e assunzione con la Iowa Trust & Savings Bank per assumere tutti i depositi e le attività della Citizens Bank. Le sedi fisiche hanno riaperto lunedì, ma appunto con il nuovo nome e, sotto l’egida, di Iowa Trust & Savings Bank. Questa transizione è stata resa possibile dal fatto che la Iowa Trust & Savings Bank stessa ha acquisito tutti i tipi di depositi – personali, commerciali e governativi – garantendo che i depositanti non subiscano perdite monetarie. La transizione comporta un costo di 14,8 milioni di dollari per il Deposit Insurance Fund (DIF), un fondo istituito dal Congresso nel 1933 per la protezione dei depositi. E dunque questa nuova bancarotta rappresenta il quinto fallimento bancario negli Stati Uniti quest’anno, dopo il crollo di Heartland Tri-State Bank, First Republic Bank, Signature Bank e Silicon Valley Bank. Come osserva il portale Il Sussidiario, il rischio non viene percepito immediatamente, nel caso delle banche regionali, giacché esse beneficiano di 109 miliardi settimanali di finanziamento, una facility emergenziale attivata lo scorso marzo dopo il fallimento di Silicon Valley Bank. Ma tale intervento pubblico dovrebbe terminare nel marzo del 2024. Quel che stupisce è la celerità dell’intera vicenda e il silenzio che l’ha circondata. Una recessione, già evidente, negli Stati Uniti potrebbe far deflagrare l’intero sistema e, praticamente l’unico tra gli organi di stampa italiani che danno conto della vicenda, ovvero ancora Il Sussidiario, aggiunge un allarmante dettaglio: nella stessa giornata del fallimento della banca dell’Iowa, lo scorso venerdì 3 novembre, alcune fra le principali banche Usa – tra cui Bank of America, Wells Fargo, JP Morgan, Chase, Truist e US Bank – hanno vissuto interruzioni e criticità sui servizi online ai clienti, in alcuni casi impedendo anche i prelievi automatizzati. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’allarme, sottovalutato

Già lo scorso mese di maggio, Alberto Simoni per La Stampa aveva dato conto di come fossero addirittura 186 gli istituti di credito regionali in sofferenza, e a rischio crac, in tutti gli Stati Uniti. Il che è dovuto allo squilibrio tra depositi non assicurati e il crollo del valore degli asset. Gli asset delle quattromila banche regionali degli Stati Uniti ammontano a 300 miliardi di dollari.

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