Una Germania sempre pronta ad andare all’attacco degli altri Stati dell’Unione Europea, con un occhio di riguardo per l’Italia impegnata in una feroce discussione sulla riforma del Mes. E pronta invece a chiuderlo, l’occhio, quando c’è da guardare all’interno dei propri confini, dove pure si annidano derivati tossici che spaventano Bruxelles. Derivati bancari, nient’altro che titoli il cui prezzo dipende dal valore di un altro bene o di un’altra attività sottostante (indici finanziari, azioni, valute). Di per sé, una specie di scommessa. Ma che aumentano a dismisura, oltre alle possibilità di profitto, i rischi e le possibili perdite per via della difficoltà della valutazione.
Come spiega Inside Over, la massiccia diffusione dei derivati bancari ha finito per trasformarne la natura, sempre più speculativa, la stessa che ha aperto le porte a un mercato di titoli tossici. I derivati tossici sono quelli che hanno un tasso di rischio talmente alto da rendere praticamente certa una diminuzione di redditività in capo al cliente. Questi derivati hanno caratteristiche che favoriscono le banche e che, allo stesso tempo, provocano enormi perdite nelle casse dei soggetti che ne fanno uso.
La situazione tedesca, da questo punto di vista, è particolarmente emblematica. Le banche della Germania sono stracolme di titoli tossici. La Deutsche Bank, l’istituzione bancaria più importante del Paese, contava per esempio un anno fa 48 mila miliardi di euro di derivati, cioè 14 volte il pil dello Stato tedesco, mentre oggi dati più recenti parlano di 43 mila miliardi. Il valore di questi titoli tossici è però soltanto la punta dell’iceberg di quello che sta accadendo in Europa. Come fa notare il quotidiano Milano Finanza, che a sua volta cita un rapporto dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma), il mercato europeo dei derivati, a fine 2018, ha raggiunto un valore nozionale lordo di 735 mila miliardi di euro, con una crescita annua che si attesta intono al + 11%. Il motivo di una simile impennata sta tutta nell’aumento degli strumenti sui tassi di interesse, con il valore nozionale lordo arrivato a 45 volte il pil dell’Ue.
Il peso dei derivati, quindi, è aumentato a dismisura, troppo rispetto all’economia reale. Con gli Stati europei che faticano di conseguenza a far quadrare i propri conti. E Deutsche Bank, che da tre anni a questa parte non riesce a generare redditi, non è certo l’unico caso. A salvare gli istituti tedeschi saranno, nelle intenzioni di Berlino, gli altri Stati europei. Come? Rafforzando l’Unione economica e monetaria, traguardo da raggiungere attraverso una serie di passaggi intermedi tra i quali la discussa riforma del Mes.
Ti potrebbe interessare anche: https://www.ilparagone.it/banche-mercati/banche-tedesche-aiutino-del-governo-per-deutsche-bank-e-commerzbank/