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Finanza, 15 trilioni di dollari si nascondono in fondi fantasma e sfuggono alle tasse. Fmi lancia l’allarme

Pubblicato il 14/10/2019 15:05 - Aggiornato il 18/11/2019 17:28

Sulla finanza globale si aggira un’enorme massa di denaro sfuggito alle tasse grazie a fondi domiciliati in paesi compiacenti. In primis Olanda e Lussemburgo. L’allarme viene lanciato dal Fmi. È questo il sistema raccontato oggi da Affari & Finanza di Repubblica sulla base di un report pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale. Un sistema che è alla base di quelli che il quotidiano definisce “fondi fantasma”. Una voragine da 15 trilioni di dollari, quanto il Pil cumulato di Cina e Germania e quasi quanto quello americano.

Sono i fondi fantasma accumulati dalle multinazionali negli ultimi vent’anni per limitare al minimo le tasse quando non (accade spesso) evitarle del tutto. Dieci paradisi fiscali li ospitano, ma per metà sono localizzati nei soli Olanda e Lussemburgo. Sono ormai il 40% degli investimenti diretti esteri complessivi e la loro quota cresce esponenzialmente.

I “fondi fantasma”, così li definisce l’allarmato rapporto del Fmi, sono improduttivi, frutto dell’elusione fiscale. Se portati allo scoperto darebbero un contributo decisivo al benessere globale. I fondi fantasma aumentano a un ritmo che dopo la crisi finanziaria ha superato quello del Pil mondiale. È importante – scrivono gli economisti che hanno redatto lo studio – capire di cosa si parla: “Comportano importanti manovre di denaro da un Paese all’altro, sono i profitti che le multinazionali intestano a loro filiazioni in qualche paradiso fiscale”.

Il caso più celebre è quello dei giganti della tecnologia, ma non è neanche il più clamoroso: multinazionali farmaceutiche, energetiche, meccaniche, commerciali, dell’abbigliamento e via dicendo sono tutte impegnate nella grande corsa ad imboscare i profitti in qualche paradiso fiscale.

I fondi fantasma continuano a salire all’interno di questa che è la cifra complessiva. In dieci Paesi si concentra l’85% del tesoro occulto. Caratteristica comune, la tassazione super-ridotta e praticamente azzerata nel caso di holding di partecipazioni, e poi la riservatezza assoluta, la facilità di creare e gestire società, l’efficienza della burocrazia, perfino una governance “flessibile” che rende più facile per un gruppo dirigente imporre le sue decisioni.

In testa alla top ten degli Stati, con la metà del totale (7 trilioni e mezzo di dollari in cassaforte) sono Lussemburgo e Olanda.”Due Paesi dell’area dell’euro, il che la dice lunga sulla difficoltà e soprattutto sulla volontà politica di modificare questa situazione profondamente ingiusta. Nel Granducato, una nazione di 600 mila abi-tanti, si annidano almeno 4 trilioni di Fdi, quanto negli Stati Uniti e molto di più della Cina.

E ad Amsterdam fa parte ormai della letteratura l’anonimo palazzone della fiduciaria Intertrust dove c’è la sede di 2.812 società. Qui si gestiscono formalmente attività che vanno dalle Filippine al Cile. Non mancano, appoggiate presso vari studi legali della città, le multinazionali italiane, dalla Fca fino alle recentemente trasferite Mediaset Holding e Cementir del gruppo Caltagirone.

Fuori Europa, i nomi dei Paesi compiacenti verso i fondi fantasma sono le isole Cayman, Barbados, Bermuda, British Virgin Islands. E poi a seguire Hong Kong, Singapore e la “new entry” Mauritius. In ribasso, per una serie di motivi concernenti soprattutto la segretezza delle attività, sia la Svizzera che gli emirati del Golfo.

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