Un crollo che ha sorpreso un po’ tutti, quello delle banche tedesche Deutsche Bank e Commerzbank. E stando alle prime analisi sarebbe il frutto delle scelte di un investitore anonimo, che avrebbe venduto pacchetti di azioni mandando in crisi due tra i più importanti istituti di credito della Germania. Secondo la Reuters, tra i responsabili potrebbe esserci Capital Group, società americana che da novembre dello scorso anno possiede il 5,20% di Deutsche Bank. Altra indiziata è Blackrock che invece ne possiede un 5,23%, secondo quanto riporta una rilevazione del 2020.
Come sottolineato dal Giornale, infatti, le stesse società possiedono più o meno le stesse quote, ovvero oltre il 5%, anche in Commerzbank, con il socio di maggioranza che comunque resta la Repubblica federale tedesca con il 15% delle azioni. Possibile anche che il crollo sia figlio delle azioni di uno dei soci minori spuntati negli ultimi anni.
Nella Deutsche Bank il 3,18% delle azioni, dal 2020, ad esempio è riconducibile a Douglas Braunstein (Hudson Executive Capital). In Commerzbank, ha un ruolo primario il fondo di investimento Wellington, con oltre il 3% delle azioni totali. Tanti, quindi, gli indiziati in un giallo che ha avuto inizio l’11 aprile, quando un anonimo ha venduto 116 milioni di azioni della Deutsche Bank e 72,5 milioni di titoli di Commerzbank. Si tratta di quote di capitale superiori al 5% per cento, per un’operazione dal valore di circa 1,75 miliardi di euro.
Gli esperti si interrogano sui prezzi dell’affare, visto che il venditore si sarebbe tolto le azioni a 10,68, ovvero con uno sconto dell’8% rispetto alla precedente chiusura di Borsa. A breve, comunque, la normativa imporrà a chi ha partecipazioni di comunicarlo, rendendo noto l’identità di chi ha scelto di mettere in difficoltà due istituti in cui i tedeschi hanno i loro risparmi nel bel mezzo di una guerra. La paura è che un’operazione del genere possa sottolineare un generale crollo di interesse verso le banche europee, italiane comprese. Anche perché le nostre Unicredit e Intesa Sanpaolo, per esempio, sono fortemente esposte in Russia.
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