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Zambon: “Così ci impediscono di sapere la verità sulla gestione della pandemia”

Pubblicato il 04/10/2021 10:16 - Aggiornato il 07/12/2022 18:44

Il suo nome ha iniziato a circolare sulle pagine delle testate italiane quando ha perso il proprio posto di lavoro. Lui, Francesco Zambon, ricercatore dell’Oms, era stato incaricato di curare il report sulla gestione della pandemia da parte dell’Italia. Un compito eseguito, però, troppo bene, evidenziando come il nostro Paese non avesse un piano aggiornato da seguire (l’ultimo era fermo addirittura al 2006). Risultato? Dimissioni obbligatorie, pressioni feroci ricevute dai suoi superiori, su tutti il potentissimo direttore vicario Ranieri Guerra, e censure. Intervistato da La Verità, Zambon ha ricostruito l’accaduto. E spiegato perché, purtroppo, giustizia in merito non sarà mai fatta.

“Pubblicando il rapporto Oms sull’Italia, poi fatto morire – ha spiegato Zambon – ho solo fatto il mio lavoro e il mio dovere. Lo rifarei? Se tutto questo porterà a un cambiamento, certamente sì. Ma è presto per tirare conclusioni. Errori nella gestione della pandemia? Nelle prime fasi, ogni passo è fondamentale. Per mesi il mondo si è mosso su piani paralleli con pochi punti di contatto efficaci. In Italia a gennaio 2020 sono arrivate migliaia di persone provenienti dalla Cina, compresa la provincia di Wuhan. Il tutto mentre il direttore generale dell’Oms Tedros parlava ancora di focolai, neanche di epidemia. Si sarebbero dovuti, invece, sospendere i viaggi da e per la Cina in via precauzionale”.

Facile dirlo oggi, col senno di poi, si potrebbe obiettare. E invece già all’epoca c’è chi era stato capace di intervenire in maniera molto più razionale: “Taiwan, che ha fatto tesoro della gestione della Sars nel 2003, ha attuato immediatamente restrizioni molto più rigorose. Il risultato? In un territorio con 24 milioni di persone, nei primi 15 mesi di pandemia ci sono stati 12 morti. Un tasso 4 mila volte inferiore rispetto all’Italia, nello stesso periodo”. Il nostro Paese, insomma, ha commesso dei gravi errori. Dei quali però, oggi, non è ancora possibile parlare.

A maggio 2020, il Parlamento aveva deciso di istituire una commissione d’inchiesta sulla pandemia per capire cos’era andato storto, cosa poteva essere fatto diversamente. Ma emendamenti successivi hanno “castrato questo potentissimo strumento di salvaguardia per il nostro futuro”. Le indagini della commissione sono state limitate al periodo successivo al 30 gennaio 2020, e solo ai Paesi di origine del virus. In questo modo “non potremo mai sapere cos’è successo davvero, né prepararci meglio di fronte a future, possibili emergenze”.

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