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“Il Recovery? Un ricatto per espropriare l’Italia di una politica economica autonoma”

Pubblicato il 29/07/2020 15:52

Il professor Vladimiro Giacchè, illustre economista, saggista e filosofo, è presidente del Centro Europa ricerche a Roma e autore di molti saggi illuminanti sugli intricati snodi irrisolvibili e irriformabili dell’Ue e sulla gabbia, in cui siamo reclusi, dei Trattati che hanno smantellato le Costituzioni e si sostanziano a favore delle politiche neoliberiste in atto. Alba Vastano lo ha intervistato per sinistrainrete.info a proposito del recente accordo sul Recovery Fund e sulla situazione italian in rapporto all’Ue. “Le caratteristiche di questo accordo, e l’insensata decisione di non abolire bensì unicamente a sospendere i trattati prociclici ed economicamente depressivi posti in essere durante la crisi precedente (a cominciare dal Fiscal compact), sono la migliore garanzia che presto o tardi si tornerà a ballare…”.

Spiega Giacché in alcuni punti essenziali della sua intervista che qui riportiamo: “Le differenze principali tra Recovery Fund e Mes? La principale consiste nel fatto che non tutti i fondi del Recovery Fund sono nuovo debito. Il maggiore tratto in comune è invece la presenza di condizionalità attivabili. E, più in particolare, quella, pericolosissima, che lega – almeno potenzialmente – l’utilizzo di questi fondi all’ossequio alle manovre di rientro dal debito’ e simili ‘raccomandate’ dalla Commissione europea. Chiunque critichi questo aspetto ha perfettamente ragione”.

Ragiona Giacchè: “L’accordo non è affatto una svolta storica. Non c’è granché di cui essere felici: abbiamo nuovo debito, fondi che cominceranno ad arrivare se va bene tra un anno, condizionalità. Secondo calcoli attendibili i soldi in più che riceveremo a fondo perduto equivalgono a quelli in più (rispetto a quelli ricevuti) che abbiamo versato nelle casse comunitarie solo negli anni 2014-2018 (ma l’Italia è creditore netto del bilancio UE da molto prima). In più il loro uso sarà sottoposto a condizioni legate all’allineamento delle nostre politiche alle ‘raccomandazioni’ della Commissione Europea. Non mi sembra un affarone”.

Sulle condizionalità che sono legate a riforme da attuare Giacchè spiega: “Il punto è che il principio di solidarietà non è alla base dei Trattati. Alla base dei Trattati c’è la competizione tra Paesi, a sua volta imperniata sul dumping sociale e sul dumping fiscale (meno diritti per i lavoratori e meno tasse per le imprese). Come noto, una parte dei “fregàli” è specializzato in particolare nel secondo tipo di dumping, e quindi riesce ad appropriarsi di parte del gettito fiscale altrui. Quelle condizionalità sono senz’altro definibili come un ricatto, che mira ad espropriare il nostro paese della possibilità di praticare una politica economica autonoma”.

A tal proposito aggiunge Giacchè: “Purtroppo, una parte non trascurabile del mondo politico e dell’informazione di questo Paese ha così introiettato la filosofia del “vincolo esterno” – che ci imporrebbe quella virtù di cui per motivi misteriosi saremmo incapaci – da gioire in ogni occasione in cui questa filosofia si traduce in pratica. Sono completamente d’accordo con le considerazioni svolte al riguardo dal prof. D’Antoni. Sarebbe fin troppo facile far notare a questi signori come, tutte le volte che il vincolo esterno ha determinato le nostre politiche, le nostre condizioni sono peggiorate anziché migliorare. Ma come noto sugli uomini di fede gli argomenti razionali fanno poca presa…”.

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