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Antonella Viola, le ricerche scientifiche parlano chiaro: “Basta open day e vaccini ai giovani”

Pubblicato il 11/06/2021 09:32 - Aggiornato il 11/06/2021 09:47

Dopo la morte di Camilla, 18 anni, in seguito alla vaccinazione con AstraZeneca dopo aver risposto a uno degli Open Day regionali, si valuta la sospensione “immediata” e “in via cautelativa” delle somministrazioni di vaccino AstraZeneca agli under 60 in varie parti d’Italia. I primi a dire stop sono stati quelli della Regione Sicialia, dove la direttiva è arrivata direttamente dal dirigente Generale ad interim del Dasoe (Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico), Mario La Rocca. Dello stesso avviso sono ormai diversi esperti, su tutti Antonella Viola che raccomanda di bloccare gli Open day a base dei vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson, ambedue a vettore virale: “È sbagliatissimo proporre questi vaccini ai giovani, specialmente alle donne. Sono sempre stata convinta che non bisognerebbe darli a persone di età inferiore ai 55 anni”, ripete per l’ennesima volta Antonella Viola, immunologa, docente di patologia generale a Padova, direttore scientifico dell’istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza. (Continua a leggere dopo la foto)

Spiega la Viola al Corriere: “Per non aver dubbi basta leggere un lavoro uscito sulla rivista Science dove si spiega come man mano che si scende con l’età i rischi di ricevere questi vaccini superano ampiamente i benefici. Nei più giovani il pericolo di avere conseguenze gravi a causa del Covid è invece molto basso. Ecco perché la Francia ha stabilito di limitare i due vaccini a vettore virale agli over 55″. Da noi, invece, non si è badato a queste sottigliezze, del resto il ministero della Salute e il Cts ci tenevano a confermare la loro totale improvvisazione e inadeguatezza. (Continua a leggere dopo la foto)

Attacca ancora Antonella Viola: “Il virus circola meno, abbiamo dosi di vaccino a volontà. Quindi non c’è motivo di affrettarsi a vaccinare. Vale la pena di scegliere il vaccino più sicuro in rapporto all’età. In questi casi i preparati di Pfizer e Moderna basati sull’Rna messaggero. Anche così arriveremmo a settembre con larga parte della popolazione immunizzata. I vaccini a vettore virale sono sconsigliati sotto i 60 anni a meno che non si voglia restringere ancora indicando i 40 anni o i 30 anni. È importante soprattutto che le donne giovani sappiano che per loro questi composti hanno un rischio superiore a quello degli uomini per quanto riguarda lo sviluppo di trombosi rare accompagnate da carenza di piastrine”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Antonella Viola: “Lo dicono i dati. In un documento del 23 aprile l’Ema ha pubblicato un grafico che mostra chiaramente come il beneficio di ricevere AstraZeneca diminuisce con l’età in una situazione epidemica paragonabile alla nostra attuale. Un ragazzo di 20-29 anni ha 4 probabilità su 100 mila di evitare il ricovero in ospedale per il Covid e 1,9 probabilità di avere una trombosi post vaccinale. Prendiamo la fascia 60-69: 19 casi su 100 mila di evitata ospedalizzazione, a fronte di 1 caso di tromboembolia, la metà”. (Continua a leggere dopo la foto)

Poi la stoccata finale: “Le Regioni devono finirla di fare a gara a chi vaccina di più senza mettere al primo posto la sicurezza. Gli eventi trombotici post vaccino sono rarissimi ma anche un solo episodio è una tragedia”. Non dovrebbe tardare, a questo punto, una nuova decisione dell’Italia sull’uso di AstraZeneca. L’ipotesi è di non somministrare le dosi sotto i 50 anni perché la quasi totalità dei rarissimi casi di trombosi associata a carenza di piastrine, eventi culminati anche con la morte in seguito a emorragie cerebrali, hanno colpito nel mondo persone giovani, soprattutto donne. Non è escluso che si possa scendere anche ai 30 o 40 anni, età in cui il rapporto tra il rischio di effetti gravi e beneficio di non ammalarsi di Covid sono a favore del primo. E intanto le Regioni continuano a procedere in ordine sparso.

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