Di un “partito di Conte” si parla ormai da mesi, una formazione-fantasma che al momento non esiste ma che viene già pesata dai sondaggisti, sicuri che prima o poi l’attuale premier si lancerà nella sua personale avventura politica. Come guida di una coalizione di centrosinistra? Probabile, e d’altronde l’ipotesi era stata già avanzata, tra il serio e il faceto, da Rocco Casalino in passato. Ma quando varrebbe, oggi, una lista guidata dall’Avvocato del Popolo? E come cambierebbe gli equilibri nel panorama partitico italiano? Difficile dirlo con certezza, ma un paio di rilevazioni aiutano a dare una dimensione al fenomeno. Si tratta di un sondaggio segreto citato da Gianfranco Rotondi e di uno, pubblico, realizzato da Agi-YouTrend.
Un partito di Giuseppe Conte oggi avrebbe un consenso tra l’11 e il 15%. Il tutto in uno scenario che vedrebbe la Lega al 25%, il Pd al 15% e il M5S al 12%. Conte sarebbe così la quarta, forse la terza forza politica italiana (i sondaggi lo danno testa a testa con Giorgia Meloni), e in un sistema proporzionale il suo sarebbe un peso determinante per la coalizione di centrosinistra. Certo, proprio dem e grillini uscirebbero rispettivamente indeboliti da una sua discesa in campo. Ma avrebbero un leader sicuro a guidare la non troppo omogenea pattuglia giallorossa e, nel complesso, aumenterebbero le chance di successo. Con i Cinque Stelle a pagare, però, il prezzo più alto.
L’impressione, da mesi, è che Conte sia consapevole delle difficoltà di un Movimento che annaspa e che stia facendo il possibile per drenarne risorse, portando acqua al proprio mulino. I Cinque Stelle sono ormai in pezzi, lacerati da mille problematiche interne. Soltanto negli ultimi giorni si è assistito in sequenza alla carica di Roberta Lombardi, pronta a candidarsi sindaco di Roma, al definitivo depotenziamento di Davide Casaleggio e della Rousseau, agli attacchi di Di Battista che non hanno risparmiato i suoi compagni di partito. Il caos totale. Con Conte pronti a porsi come faro per tutti quei grillini che si lasceranno convincere da Di Maio e Grillo circa la bontà del rafforzamento dell’intesa con il Pd.
Conte, insomma, è considerato l’unico capace di districare la matassa. E può contare da tempo sulla benevolenza di diverse testate e di tanti colleghi che, preoccupati dalla fragilità del Movimento Cinque Stelle, vedono in lui la migliore delle assicurazioni per evitare che il banco salti, rispedendo tutti a casa. Finché il premier gode di ampio sostegno e gli altri leader non ne mettono in discussione il ruolo di guida, insomma, i giallorossi sono convinti di poter dormire sonni tranqulli. E pazienza se, nel frattempo, l’Avvocato del Popolo rosicchia agli alleati prezioso consenso. Un prezzo da pagare, in fondo, c’è sempre.
Ti potrebbe interessare anche: La tassa sui conti correnti è già una patrimoniale sui risparmi degli italiani. Va abolita