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“Un farmaco che cura il Covid in 5 giorni”: la scoperta dei medici israeliani

Pubblicato il 11/08/2021 10:19

Un farmaco che sembra efficacissimo nella lotta al Covid, capace di curare in 5 giorni alcuni pazienti che erano risultati positivi al virus. Una scoperta che arriva da Israele e potrebbe cambiare per sempre la strategia adottata dai governi contro il patogeno, rendendo inutili le massicce campagne mediatiche a difesa dei vaccini e i ricatti alla popolazione sulla falsariga di quanto fatto in Italia con il green pass. Possibile che già entro la fine dell’anno la novità possa essere introdotta sul mercato.

"Un farmaco che cura il Covid in 5 giorni": la scoperta dei medici israeliani

Come rivelato dalle autorità mediche israeliane, infatti, grazie al nuovo farmaco circa il 93% dei 90 ricoverati con coronavirus trattati in diversi ospedali è stato dimesso in cinque giorni o meno. Un risultato straordinario frutto del lavoro di un team del Sourasky Medical Center di Tel Aviv, che sta portando avanti gli studi sulla cura anti-Covid: le analisi della cosiddetta “Fase 2” hanno confermato quanto di buono già evidenziato durante la Fase 1, quando 29 pazienti su 30 si erano ripresi dopo pochi giorni.

“L’obiettivo principale di questo studio era verificare che il farmaco fosse sicuro – ha spiegato il professor Nadir Arber attraverso le pagine del Jerusalem Post – Fino ad oggi non abbiamo registrato alcun effetto collaterale significativo in nessun paziente di entrambi i gruppi”. La seconda parte dello studio è stata condotta in Grecia, ad Atene, perché Israele non aveva abbastanza pazienti rilevanti. Gli scienziati hanno sviluppato il farmaco sulla base di una molecola che il professore studia da 25 anni chiamata CD24 e che è naturalmente presente nell’organismo.

Il team di scienziati si è detto ora pronto ad avviare l’ultima fase dello studio: “Per quanto promettenti possano essere i risultati delle prime fasi di un trattamento, nessuno può essere sicuro di nulla finché i risultati non vengono confrontati con quelli dei pazienti che ricevono un placebo”.

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