È piuttosto evidente, a prescindere dal favore accordato all’uno o all’altro contendente, che la guerra tra la Russia e l’Ucraina – caduta nell’oblio sin da quando è scoppiato il conflitto tra Israele e Hamas – sia in una fase di stallo e che il Paese guidato da Zelensky difficilmente riuscirà a vincere un confronto talmente impari con la macchina bellica russa, nonostante i massicci aiuti economici e i rifornimenti militari dell’Unione europea, che peraltro cominciano a scarseggiare. La prospettiva di un nuovo presidente degli Stati Uniti che non sia l’accondiscendente Biden aggrava la situazione. Ecco, dunque, le mosse disperate dei vertici ucraini: a Kharkiv e in altre città gruppi di “rapitori istituzionali” danno la caccia ai maschi adulti. C’è un minivan bianco che gira per la città, per “reclutare” con la forza i combattenti, e inghiotte uomini da mandare al fronte, notte e giorno. All’esercito ucraino servono braccia, o meglio carne da cannone, e avvia campagne di adesione con metodi anche violenti. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il famigerato furgone bianco
Persino la Repubblica, che come tutti i principali organi di stampa è stato tra i maggiori estensori della dottrina Zelensky, racconta di come oramai i maschi adulti, e non solo a Kharkiv, nemmeno escano più di casa per il terrore di essere rapiti e mandati al fronte. Abbiamo il vago sospetto che, se tale pratica fosse messa in atto nella Russia di Putin, si sarebbe mobilitata persino l’Onu. Non che Putin non stia richiamando centinaia di migliaia di persone per decreto, però almeno non le fa rapire per strada. Tornando a Kharkiv – ma, come dicevamo, la situazione appare affatto dissimile in altre città ucraine –, gli uomini da spedire al fronte vengono avvicinati e caricati di peso sull’oramai famigerato furgone bianco. Il quotidiano romano cita l’esperienza di Romain Mille: “Mi sono salvato soltanto perché ho tirato fuori il passaporto francese”. E ancora, circa il furgone, nelle parole del cittadino francese che vive in Ucraina: “Lo conoscono tutti e tutti ne sono terrorizzati”. Ecco un’altra sua testimonianza che ci pare giusto citare alla lettera: “Un ragazzo, Nicola, è stato caricato sul famigerato minivan e portato in un edificio dove c’era altra gente prelevata per strada. I ceffi in mimetica volevano che si arruolasse da volontario. Lui ha chiesto di vedere un avvocato ed è stato mandato a casa. Ma poco dopo gli sono arrivate minacce dagli stessi uomini che lo avevano prelevato per strada. E adesso non mette più piede fuori dal suo appartamento per paura di finire nelle trincee del Donbass”. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Non risparmiano neppure i disabili”
Frattanto, sui social network si diffondono puntuali testimonianze di quanto stia accadendo. È il caso due militari che picchiavano e minacciavano con una pistola un ragazzo inerme, ripresi di nascosto. Nella capitale Kiev, già da mesi, le mogli dei soldati protestano a Piazza Maidan, implorando che i loro uomini al fronte ritornino a casa. Il reclutamento forzoso non risparmia neppure i disabili: a volte i reclutatori “fanno finta anche di ignorare i certificati medici”, riferisce l’avvocato Nataliya Prodanets, che segue la vicenda. Il nemico, là fuori, per gli ucraini, non sono più soltanto i russi; ci sono altri temibili nemici, sono ucraini e girano su un furgone bianco.
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