Wow, adesso arrivano anche i tedeschi a dirci che è colpa dell’Europa se non riusciamo ad affrontare l’emergenza coronavirus con tutti i mezzi di cui avremmo bisogno. Per chi non lo conoscesse, Achim Truger è il consigliere economico del governo tedesco. In un’intervista al Sole 24 Ore dice, testuale: “L’Italia ha fatto molto per l’Unione Europea, ma proprio perché ha fatto così tanto ha anche perso molti strumenti economici per la gestione della crisi. La pressione e lo stress sulla popolazione italiana è stato troppo pesante troppo a lungo. Non si può mettere una popolazione in una situazione disperata per venti anni”. Parole sante.
Certo, forse arrivano un po’ in ritardo, no? Ma è comunque un fatto positivo questa ammissione. Truger poi, nella stessa intervista, propone alcune misure che l’Italia potrebbe mettere in atto per fronteggiare l’emergenza. Parla della riduzione dell’orario di lavoro, “una misura tampone – dice – valida nel breve periodo. Se la crisi dovesse perdurare, si dovrebbe passare a misura di stimolo per l’economia”. Truger è più che consapevole che il coronavirus sta portando alla luce problemi vecchi dell’architettura della UE.
E questi problemi ci danno ulteriore conferma della necessità di una ristrutturazione totale dall’architettura comunitaria. Truger propone anche i Bond europei che funzionino come Safe Asset rispetto a quei paesi che siano colpiti da crisi; un fondo europeo che faccia credito agli Stati che ne hanno bisogno e una politica industriale europea che rafforzi la convergenza e pervenga gli enormi squilibri che ci sono e che rischiano di diventare più grandi. Tutte proposte interessanti, certo. Ma sembrano molto lontane nel tempo, così lontane da lasciar presagire per l’Italia altri 20 anni di stress e sottomissione, gli stessi 20 anni di cui ha parlato lui a inizio intervista e di cui paghiamo il conto oggi più che mai.
Sulle proposte di Truger è interessante la lettura che ne dà Leo Essen su l’antidplomatico: “Si tratta di proposte ragionevoli. Anche se bisogna tenere alta la guardia, e considerare, di volta in volta, i pro e i contro di ogni proposta. Prendiamo ad esempio la riduzione dell’orario di lavoro. Durante questi ultimi venti anni abbiamo assistito in Italia (ma anche in Germania) ad una riduzione dell’orario di lavoro, ma con una conseguente e proporzionale riduzione della paga. Il riferimento è ai mini-job e al part-time involontario, molto diffuso nel nord Italia. Per quanto riguarda i Safe Asset e il Fondo Europeo salva Stati, bisogna vigilare, soprattutto in questo periodo di confusione e distrazione. Le fregature sono sempre possibili, lo abbiamo visto quest’autunno a proposito del MES”.
Infine, anche la proposta di una politica industriale europea deve essere considerata con la dovuta serietà, “perché una programmazione politica che stabilisca principi di equilibrio, evitando surplus eccessivi delle partite correnti, è più che necessaria. L’Italia è stata una bella vacca da mungere, sia per le banche nostrane, sia per le banche e le istituzioni finanziaria estere. E a soffrire sono stati sempre gli stessi, i lavoratori, i pensionati, i disoccupati”.
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