Non passa giorno che la cronaca non arrivi a sbatterci in faccia la realtà dei nostri giovani: suicidi, violenze, bullismo, dipendenze. E spesso tutte queste cose hanno in comune una cosa: i social e il web. Un mondo irreale che però produce conseguenze devastanti nella realtà. Il caso delle scommesse che poi ha coinvolto anche noti calciatori plurimilionari ha ulteriormente fatto suonare il campanello d’allarme. Come stanno i nostri giovani? Qual è il loro rapporto con il web? Cosa sta succedendo? Le chiamano tecnodipendenze. A descrivere come stanno le cose ci ha pensato Viola Giannoli su Repubblica, dipingendo un ritratto drammatico. La ludopatia si mangia tutto, è la dipendenza più pericolosa, le scommesse sono diffusissime, un fenomeno del tutto sottovalutato. Tra i giocatori abituali c’è un 5%, significa 130mila ragazzini, con un profilo di gioco a rischio. E un 3% che ha già caratteristiche problematiche: sono quasi 70mila. Questi i dati. E poi… (Continua a leggere dopo la foto)
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Il pianeta dei disturbi comportamentali da videogiochi e delle tecnodipendenze è variegato. Chi ci cade dentro lascia la scuola, lo sport, non esce, non riesce a conquistare e difendere il proprio spazio nel mondo, non ha un profilo social, compete solo con i propri simili del gioco online, usa tutta l’energia per trattenersi in casa. Uno dei fenomeni più drammatici è quello dei cosiddetti “hikikomori”, ragazzi che si autorecludono volontariamente in cameretta per più di 6 mesi consecutivi. Ragazzi che arrivano a chiedere il ricovero pur di non andare a scuola, con minacce autolesive. “I dati dell’Iss dicono che sono l’1,8% tra gli studenti delle medie (più di 30mila), l’1,6% tra quelli delle superiori (quasi 36mila)”. Poi c’è la dipendenza da social. A quell’età, dicono gli studi, guardano lo smartphone anche 75 volte al giorno. (Continua a leggere dopo la foto)
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Tecnodipendenze, i giovani persi nel web e sui social
Come conclude Giannoli il suo articolo su Repubblica sulle tecnodipendenze tra i giovani, giovani persi nel web e nei social, “la veglia è uno stato di allerta, il sonno smette d’essere la culla della crescita mentale. E i rischi sono anche dentro alla stessa rete: il morphing che modifica la propria immagine per apparire più magre, più perfette, più belle; il sexting per scambiarsi foto o video porno; le challenge per mettersi alla prova; il doxing, praticato o subito, per diffondere informazioni private; il cyberbullismo per ferire; il banning per escludere dalle chat”. Si deve intervenire quanto prima, perché siamo sull’orlo del baratro e facciamo finta che non sia così.
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