Non date retta a quello che i membri del governo, Salvini in testa, vanno dicendo in tv. Le tasse sulla casa restano, solo che, come sempre, vengono nascoste, mascherate, celate. E allora è bene andare a guardare cosa sta succedendo, perché di prelievi dalle tasche degli italiani ce ne saranno, eccome. Sulla questione casa vanno fatte alcune precisazioni. Come spiega Il Sole 24 Ore, “a guardar bene le norme, al di là dei botta e risposta politici proseguiti anche oggi il ripensamento dell’«operazione trasparenza» voluta da Palazzo Chigi è più formale che di sostanza. Non c’è più l’obiettivo di affiancare alla rendita attuale di ogni immobile un «valore patrimoniale» tendenzialmente allineato a quello di mercato. Ma il dato chiamato a fotografare la situazione aggiornata sarà rappresentato da una «rendita ulteriore» da calcolare in base ai criteri dettati dal Dpr 138 del 1998”. Dunque? (Continua a leggere dopo la foto)
“Dove (articolo5, comma 2) la revisione delle tariffe d’estimo si basa sui «canoni annui ordinariamente ritraibili» e sui «valori di mercato» che quindi usciti dalla porta della detrazione esplicita dopo mesi di battaglie, rientrano dalla finestra del richiamo normativo nel nuovo testo. Ogni immobile, dunque, avrà due rendite: quella ufficiale di oggi, che è la base su cui si calcolano le imposte, e quella «ulteriore», che misura la sua situazione aggiornata. La seconda non potrà essere utilizzata «per la determinazione delle basi imponibili», come recita la clausola anti-tasse che era già presente nel primo testo. Ma il confronto fra le due rendite metterà in evidenza chi paga troppo e chi troppo poco rispetto alla condizione reale dell’immobile”. (Continua a leggere dopo la foto)
Spiega Il Sole, smascherando il governo: “E peri Comuni a quel punto potrebbe non essere difficile utilizzare questo metro per l’operazione anti-evasione che rappresenta la seconda gamba dell’articolo sul Catasto. Con il confronto, per di più, dei valori di mercato Omi che entreranno nelle consultazioni catastale”. La riscrittura del travagliatissimo articolo 6 della delega rilancia infatti anche il rafforzamento della lotta al sommerso Immobiliare, affidata ad agenzia delle Entrate e Comuni. Prepararsi dunque al salasso. Da qui possono infatti arrivare le novità più concrete. “E gli aumenti di tasse: a carico di chi oggi ne paga troppo poche, e che domani potrebbe pagarne di più per finanziare (in ipotesi) un taglio della pressione fiscale a chi non sfugge al fisco del mattone. Il nuovo testo affida al governo il compito di «modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati»”. (Continua a leggere dopo la foto)
Questi strumenti, “da porre a disposizione dei Comuni e dell’agenzia delle Entrate”, dovranno secondo “facilitare e accelerare l’individuazione e, eventualmente, il corretto classamento”. Il risultato di questa riforma? “Può essere l’aumento della rendita, e quindi della base imponibile su cui si calcolano l’Imu e le altre tasse, per le case che nei decenni sono state ripensate, ristrutturate, ampliate o comunque modificate senza dirlo al fisco, o per quelle che fin qui sono sfuggite del tutto al classamento. All’atto pratico, la conseguenza è appunto un aumento delle imposte”. Ma non è tutto, perché Libero va poi a mettere l’accento anche su un altro salasso in arrivo: ecco chi riguarda. (Continua a leggere dopo la foto)
Nella nuova formulazione del decreto aiuti messa a punto ieri pomeriggio dal Consiglio dei ministri, tra i vari ritocchi è spuntato pure un piano per aiutare i comuni in difficoltà coi bilanci. Come? Manco a dirlo dandogli la possibilità di aumentare le tasse. “Al fine di favorire il riequilibrio finanziario, i comuni capoluogo di Provincia che hanno registrato un disavanzo di amministrazione pro-capite superiore a 500 euro”, si legge in una bozza del nuovo decreto, entro 60 sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto aiuti “possono sottoscrivere un accordo per il ripiano del disavanzo tra il Presidente del Consiglio dei ministri o un suo delegato e il Sindaco, in cui il comune si impegna per il periodo nel quale è previsto il ripiano del disavanzo”. Tra le misure da adottare ci potrà essere anche l’incremento dell’addizionale comunale all’Irpef, in deroga ai limiti previsti per legge, in misura non inferiore allo 0,2%. (Continua a leggere dopo la foto)
Il balzello ora potrà addirittura essere incrementato per coprire i buchi dei comuni meno virtuosi. La bozza elenca anche una serie di misure alternative che potranno essere messe in campo per rientrare dal disavanzo: aumento dei canoni di concessione e locazione; incremento della riscossione delle entrate; riduzioni strutturali del 2% annuo della spesa di parte corrente; razionalizzazione delle partecipazioni e sul personale; riorganizzazione e snellimento della struttura amministrativa; razionalizzazione degli uffici; incremento degli investimenti, anche attraverso l’uso dei fondi del Pnrr.
Ma c’è da scommettere che l’addizionale sarà quella preferita. Anche perché è la più facile da mettere in atto. Ma non è l’unica novità.
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