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Tasse alte e pochi investimenti. Università, ecco perché abbiamo il numero più basso di laureati in Europa. Lo studio della vergogna

Pubblicato il 28/02/2022 17:03

Meno laureati rispetto alla media europea

Il dato è chiaro: l’Italia ha un tasso di laureati tra i 25 ed i 34 anni tra i più bassi d’Europa. Siamo intorno al 30% nel 2020, contro una media europea del 45%. I motivi di tale discrepanza sono diversi e ce li spiega uno studio de Il Sole 24 Ore.
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I motivi

Un ruolo chiave lo gioca il supporto del Diritto allo Studio, ovvero quei sostegni che vengono forniti alle famiglie con un valore ISEE basso, utile per poter agevolare l’accesso agli studi universitari: esenzione dalle tasse totale o parziale, borse di studio in denaro, posti letto in residenze universitarie, pasti nelle mense a titolo gratuito, supporto alle persone con disabilità, prestiti d’onore, possibilità di lavorare all’Università con la soluzione “200 ore” retribuite. Per analizzare la situazione ci sovvengono i dati MIUR (disponibili in Open Data) sul Diritto allo Studio per l’anno accademico 2020-2021. La questione, però, può essere vista anche sotto un altro aspetto, per esempio osservando che la metà degli italiani, i genitori dei ragazzi in questione, possiede al massimo la licenza media (Istat 2019).
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Costi troppo alti

I costi delle rette universitarie non sono certo bassi, in Italia infatti il 26% degli studenti iscritti a corsi di laurea e laurea magistrale è completamente esente dal pagamento delle tasse, l’11% gode di una riduzione parziale, il restante 61% dei ragazzi iscritti paga le tasse secondo scaglioni fissati sempre in base all’ISEE. Diverso è il discorso su dottorati e master: il 17% dei dottorati italiani vengono pagati dalle famiglie degli studenti, di tasca propria, la restante parte è composta da borse di studio, quindi retribuite. Al contrario, i master universitari non sono quasi mai coperti da borse di studio (lo è il 10% del totale dei posti).
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Borse di studio

Circa la metà degli studenti che ne ha fatto richiesta ha beneficiato di una borsa di studio. Questa particolare agevolazione prevede, oltre all’esenzione dalle tasse, la ricezione di contributi aggiuntivi per le spese legate all’Università. La percentuale di beneficiari effettivi e di fondi erogati varia sensibilmente da regione a regione, con picchi dell’85% in piccole regioni come Basilicata, Valle d’Aosta e Liguria e il 57% di Lazio e Friuli-Venezia Giulia e il 46% del Veneto.
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Posti letto gratuiti

Sui posti letto gratuiti il discorso è molto variegato e la gestione di questi servizi è in capo alle Regioni. Al sud è molto più difficile poter accedere a tale agevolazione per gli studenti “fuori sede”. Si passa da tassi di alloggiati di oltre 80 per 1000 iscritti del nord a meno di 10 per 1000 iscritti.
Campania, Lazio e Sicilia sono le regioni che accolgono meno domande di posti letto, con percentuali inferiori a una domanda accolta su cinque. La Basilicata, invece, sembra essere un’oasi nel deserto in tal senso, infatti nel 2020-21 sono state accolte tutte le richieste di alloggio presentate con ISEE idoneo. In Trentino Alto Adige, Marche e Abruzzo siamo sopra la metà delle domande accolte. Bisogna tenere di conto che le domande possono anche essere rigettate per mancanza di requisiti.
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L’inclusione è ancora un problema

La situazione si complica di molto per coloro che vivono nelle periferie e che provengono da famiglie con ISEE inferiore ai 30 mila euro. Spesso, infatti, il non pagare le tasse universitarie non basta come agevolazione per riuscire a frequentare l’università. Le problematiche sono molteplici, dai canoni di locazione alti ai mezzi di trasporto pubblico poco efficienti, la vita dei pendolari non è certo facile e questo, spesso, scoraggia i ragazzi e le ragazze dall’immatricolarsi.
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La politica è responsabile

Il sistema, fondamentalmente, cerca di essere inclusivo, ma come mostra il Rapporto sul Territorio 2020 di Istat c’è ancora molto da fare.
Negli ultimi dieci anni l’aumento dei laureati è stato maggiore nelle grandi città. Tra il 34% dei 30-34 enni residenti nelle grandi città è laureato; contro il 24% di chi vive nelle cittadine e nei sobborghi e il 22,5% di chi abita nelle aree rurali.
Le responsabilità della politica in questa situazione sono evidenti. Una serie di negligenze e decisioni sbagliate, hanno profondamente intaccato il sistema universitario a partire dal primo accesso. Se si volesse puntare sulla futura classe dirigente bisognerebbe anche dargli la possibilità di formarsi a dovere, invece, come al solito, l’Italia rimane il fanalino di coda dell’Europa, anche in questo.

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