Superbonus 110%, un fallimento, tra cantieri fermi e cause legali. Alcune Regioni, dunque, a tutela dei cittadini hanno messo a disposizione la propria capienza fiscale per acquistare i crediti fiscali incagliati, che, in tutto il Paese ammontano a ben 15 miliardi di euro. La Sardegna è la prima regione a muoversi in al senso e, attraverso la sua Finanziaria, ha messo a disposizione la sua capienza fiscale per comprare i crediti da banche e Poste Italiane, capienza che è stimata potenzialmente in 40-50 milioni di euro al mese. Leggiamo su Il Messaggero che oltre 250 milioni di euro, divisi su tre tranche di finanziamento, sono infatti attualmente in istruttoria. Anche il Piemonte, riporta Il Gazzettino, sarebbe pronto a entrare nella partita dei crediti d’imposta per un importo di 50 milioni di euro l’anno. I crediti saranno utilizzati come compensazione per gli oneri fiscali verso lo Stato, mentre la Basilicata starebbe valutando la possibilità di accollarsi i crediti derivanti dal Superbonus sul proprio territorio, stimati in quasi 900 milioni di euro. La prima e sinora unica Provincia che ha programmato l’acquisto dei crediti d’imposta, invece, è quella di Treviso: con l’accordo con due istituti bancari ha concluso la compravendita di bonus per un valore di 14,5 milioni di euro, con l’obiettivo di utilizzare i vantaggi fiscali in compensazione diretta dei propri oneri verso il Fisco. Peraltro, anche gli enti locali si avvantaggiano dell’acquisto dei bonus. Infatti, comprando i crediti, Regioni e Province li pagano a un prezzo inferiore al loro valore nominale. Una boccata d’ossigeno che era assolutamente necessaria (e che auspichiamo anche nelle altre Regioni) perché sono quasi novantamila i cantieri bloccati, 15 miliardi di euro di crediti fiscali incagliati, ovvero dei quali la banca esprime richiede il rientro entro un termine negoziato con il cliente, e poi vi sono migliaia di cause legali. Il Superbonus 110%, dapprima presentato con toni entusiastici, sicuramente prematuri, si è rivelato un fallimento pressoché totale: sotto ogni punto di vista. La Stampa di oggi, infatti, cita Federica Brancaccio, presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) la quale afferma che “rischiano di fallire 25mila imprese spazzando via 130mila posti di lavoro”, e questo senza considerare le ricadute sull’intera filiera e sull’indotto. Ad aggravare maggiormente la situazione, è intervenuta la stretta sulla cessione dei crediti al 110%, che in teoria avrebbe dovuto accelerare la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano, ma che ha drenato la poca liquidità in un comparto messo già in crisi dalla scarsità delle materie prime. Si sono, dunque, avviati i contenziosi tra condomini e ditte; tra progettisti e condomini; tra ditte e banche. Non soltanto le banche non acquistano nuovi crediti, ma anche Poste italiane, che lo ha fatto fino allo scorso autunno, ha rallentato, e di molto, le erogazioni. (Continua a leggere dopo la foto)
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Rossana De Angelis, presidente di Anaci Roma – l’associazione degli amministratori condominiali – lamenta la rilevanza della vicenda: “Abbiamo bisogno di ragionare su una misura strutturale di lungo periodo che sia legata anche agli obiettivi di decarbonizzazione. Dobbiamo pensare a che Paese vogliamo nel 2050”, afferma, sollecitata ancora da La Stampa. Aggiunge, poi, la sua idea di quale sia la genesi del problema: “Il peccato originale è il bonus facciate”, poiché nato senza limiti di spesa e, soprattutto, senza controlli. L’unica via potrebbe essere una moratoria che consenta di portare a termine i lavori avviati. Da una parte, molte ditte non hanno iniziato i lavori o li hanno interrotti per mancanza di fondi: vi è, quindi, il fondato rischio che, a causa dei lavori non finiti, si possano perdere le detrazioni già usufruite. Ecco perché sono state avviate numerosissime cause in tribunale. (Continua a leggere dopo la foto)
Frattanto, come apprendiamo dall’Ansa, potrebbe essere ritirato l’emendamento di Fratelli d’Italia al decreto Milleproroghe, prima firmataria Francesca Tubetti, che posticipa dal 31 marzo al 30 giugno del Superbonus al 110% per le “villette”. Lo riferirebbero fonti parlamentari.
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