La Turchia invade la Siria. Al momento si contano almeno 15 morti, molti dei quali civili. Alcuni Paesi europei hanno chiesto un immediato stop all’offensiva, ma Erdogan ha lanciato il suo ricatto all’Europa: “Se ci ostacolate, vi mandiamo 3,6 milioni di profughi”. L’Onu intanto fa sapere che, dall’inizio dell’offensiva, sono già decine di migliaia gli sfollati. Mentre continuano i raid aerei, i turchi sono riusciti a sfondare via terra le resistenze delle forze curdo-siriane.
Tra i primi Paesi europei a reagire all’offensiva turca c’è l’Italia. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha disposto la convocazione dell’ambasciatore turco in Italia per esprimere la “protesta del governo italiano”.
Provvedimento preso anche dalla Francia. Il ministro, inoltre, riferirà nell’Aula della Camera sulla situazione in Siria martedì 15, alle ore 10, come annunciato all’Assemblea di Montecitorio dal vicepresidente Ettore Rosato. Intanto, però, il capo politico Cinquestelle ha lanciato un appello alla Turchia: “Chiediamo a Erdogan di cessare immediatamente l’offensiva perché non è assolutamente accettabile. L’unica strada da seguire sono le Nazioni Unite”.
Continua Di Maio: “Lunedì abbiamo il Consiglio dei ministri degli Affari esteri europei e sarà molto importante uscire da quel Consiglio e dai successivi con una sola voce. L’Italia chiederà di agire con una sola voce anche attraverso l’utilizzo di misure nei confronti della Turchia che invitino a tornare indietro rispetto all’offensiva che ha deciso di muovere”.
Il presidente turco ha parlato intorno a mezzogiorno di giovedì lanciando il suo avvertimento ai Paesi europei: se l’Ue ci accuserà di “occupazione” della Siria e ostacolerà la nostra “operazione” militare, “apriremo le porte a 3,6 milioni di rifugiati e li manderemo da voi”, ha detto parlando ai leader provinciali del suo AkParti. Nessuna risposta ufficiale giunta ancora da Bruxelles.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ai microfoni del Tg3, ha condannato l’azione di Ankara: “L’Ue deve muoversi con una sola voce, non è accettabile questa iniziativa unilaterale, rischia di essere controproducente, di destabilizzare l’intero quadrante già compromesso”, ha detto. “Non possiamo accettare che ci possa essere un ricatto. Il fatto che ci siano rapporti commerciali con la Turchia e che faccia parte della Nato non sono elementi che possono in questo momento rendere accettabile un intervento militare”.
Mentre fonti curde-siriane assicurano all’Ansa che nelle scorse ore miliziani affiliati all’Isis hanno attaccato le forze delle Ypg nella zona in cui la Turchia ha lanciato i raid. Inoltre, specificano che nella notte la Turchia ha bombardato una prigione in cui sono detenuti miliziani dell’Isis provenienti da “oltre 60 Paesi”. Per questo i curdi parlano del rischio di “una catastrofe che il mondo potrebbe non essere in grado di gestire in futuro”.
Intanto, negli Stati Uniti non si spengono le polemiche per il sostanziale via libera fornito da Donald Trump all’operazione ordinata da Recep Tayyip Erdogan grazie al ritiro delle truppe americane dal fronte settentrionale della Siria. Il presidente statunitense, difendendo la sua decisione, ha spiegato: “I curdi non ci hanno aiutato nella Seconda guerra mondiale, non ci hanno aiutato in Normandia, per esempio”. Questa la motivazione del suo dietrofront.
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