L’Italia ha deciso ormai di tirare dritta per la sua strada, governata da una classe politica che continua a guardare ai vaccini come unica soluzione all’emergenza Covid e che è pronta, alla prima occasione utile, a rispolverare obblighi e Green pass. Sacrificando le libertà dei cittadini sull’altare di un presunto bene collettivo, quando in realtà i dati scientifici da tempo ci stanno suggerendo quanto sbagliata sia questa lettura. Sulle pagine del Sussidiario, Mariano Bizzarri ha riportato le evidenze raccolte in queste settimane da vari ricercatori di tutto il mondo, che puntano decise verso la stessa direzione.
A cambiare, innanzitutto, è il quadro clinico, vista la diffusione principale della variante Omicron. Un virus ben diverso da quello originale con il quale tutto il mondo si era trovato a fare i conti a inizio pandemia, e che ha considerevolmente ridotto l’impatto sul sistema sanitario perché, anche se più contagioso, si accompagna ad un ridotto tasso di occupazione dei reparti di medicina e di terapia intensiva. Come evidenziato dalla John Hopkins University, l’incidenza dei casi positivi, pur permanendo alta, non si accompagni ad un proporzionale aumento né dei decessi né delle terapie intensive.
La variante, dunque, ha perso una buona parte della sua patogenicità. Un trend evidente anche guardando ai dati dei ricoveri ordinari e dell’indice di letalità: da quando Omicron è diventato dominante, la pericolosità dell’infezione è diminuita. Gli studi stanno inoltre “riscrivendo la storia dei vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna), mostrando come la protezione assicurata dal vaccino svanisca progressivamente ed inesorabilmente: intorno alla 15esima settimana cala al 50% e – anche dopo la terza dose – finisce con l’invertirsi intorno al 7°-9° mese. Da questo momento il beneficio diventa negativo: chi si è vaccinato rischia di ammalarsi di più di chi non è vaccinato”. A dirlo sono vari studi e gli stessi dati dell’Iss, anche se in Italia ogni dibattito in merito viene soffocato sul nascere.
Analizzando questo diagramma pubblicato dall’ISS, è evidene come a partire dalla 22esima settimana l’efficacia “scende sotto il 50% e intorno alla 26esima si osserva che, soprattutto nella fascia dei cosiddetti fragili, chi è vaccinato con doppia dose ha, rispetto ai non vaccinati, circa il 40% di probabilità in più di ammalarsi”. Analogo andamento per i vaccinati under 18: anche qui, la protezione offerta dal vaccino va a zero già alla fine del terzo mese.
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