C’è uno strano connubio in Italia tra il mondo delle nuove femministe (quelle che assaltano la sede di Pro Vita mentre sbandierano parole come libertà, rispetto e uguaglianza) e quello della difesa di Hamas. E forse è per questo che sarebbe bene loro leggessero i racconti delle donne, delle ragazze e delle giovanissime che hanno subito stupri da parte di Hamas. Come le invita a fare Dagospia. Già, perché i terroristi palestinesi hanno iniziato a usare la violenza sessuale come una vera e propria arma di guerra. Ne sanno qualcosa quelli del New York Times che hanno pubblicato un’inchiesta – ripresa in Italia da Repubblica in modo integrale – in cui si racconta di ragazze stuprate, spezzate, spazzate via. “Per uscire allo scoperto hanno bisogno di tempo”, spiega Naama Tamari-Lapid, della squadra di psicoterapeuti: “Lo choc è stato enorme. So già che le seguiremo per anni, e non è detto che basti. Io mi occupo di violenza sessuale da sempre: quel che è successo quel giorno, non ha precedenti”. Quel giorno è il 7 ottobre, il rave, il sabato nero, l’assalto dei tagliagole. La stessa Onu, all’inizio, minimizzò gli orrori compiuti sulle donne israeliane. (Continua a leggere dopo la foto)
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In this footage, taken from the gate of Kibbutz Mefalsim (near Sderot) on the morning of October 7th, we can see the woman being led away to a Hamas Toyota by Hamas terrorists on the main road.
— נועה מגיד | noa magid (@NoaMagid) December 22, 2023
She eventually breaks free from her Hamas captors and begins to run for her life, and… pic.twitter.com/Tz0UaXbdQD
Poi in rete ha iniziato a circolare un video. Quello della “donna dal vestito nero”. La si vede riversa sulla schiena, il vestito strappato, le gambe divaricate, la vagina in vista. Il volto è carbonizzato fino a essere irriconoscibile e la sua mano destra le copre gli occhi. Il video è stato girato nelle prime ore dell’8 ottobre da una donna andata alla ricerca di un amico scomparso nella località del rave party, nella zona meridionale di Israele dove, il giorno prima, i terroristi di Hamas avevano massacrato centinaia di giovani israeliani. Una famiglia ha capito subito di chi si trattasse: era Gal Abdush, madre di due bambini, scomparsa dal rave quel giorno insieme a suo marito. Quando i terroristi l’hanno accerchiata, intrappolata sull’autostrada in una fila di automobili con persone in fuga dal rave, la donna ha spedito un ultimo messaggio su WhatsApp alla sua famiglia: “Non potete capire”. In base soprattutto a quello che il video documenta – e che il New York Times ha verificato – gli agenti della polizia israeliana hanno detto di credere che Gal Abdush è stata violentata ed è diventata un simbolo della ferocia inferta alle donne e alle giovani israeliane durante gli attacchi del 7 ottobre. Ovunque hanno colpito – al rave party, nelle basi militari lungo il confine con la Striscia di Gaza, nei kibbutz –, i terroristi di Hamas hanno stuprato le donne. (Continua a leggere dopo il video)
Un’indagine condotta per due mesi dal Times ha portato a scoprire nuovi incresciosi dettagli. Quattro testimoni hanno descritto nei particolari di aver assistito allo stupro e al massacro di donne in due luoghi diversi lungo la Strada 232, la medesima autostrada dove, in una terza località, è stato trovato riverso a terra il corpo seminudo di Abdush. Il Times ha intervistato numerosi soldati, volontari e sanitari che nel complesso hanno recuperato più di una trentina di corpi di donne e giovani vicino al sito dove si stava svolgendo il rave party e in due kibbutz. Erano in condizioni simili a quelle di Abdush: a gambe divaricate, con i vestiti strappati, con segni di violenza nell’area dei genitali. Sapir, una giovane ragioniera di 24 anni, è diventata una dei testimoni chiave della polizia israeliana. Sapir aveva partecipato al rave party in compagnia di molti amici. Durante un’intervista di due ore rilasciata nel chiosco di un bar della zona sud di Israele, ha raccontato di aver visto gruppi di uomini che imbracciavano armi pesanti violentare e uccidere almeno cinque donne. La prima vittima che Sapir ha visto è stata una giovane dai capelli ramati: aveva la schiena macchiata di sangue e i pantaloni abbassati a metà gamba. Un uomo l’ha tirata per i capelli e l’ha fatta inginocchiare. Un altro l’ha stuprata. Sapir ha detto di aver visto che ogni volta che la giovane barcollava, l’uomo le affondava un coltello nella schiena. (Continua a leggere dopo la foto)
Sapir ha poi detto di aver visto un’altra donna “fatta a pezzi”. Mentre un terrorista la violentava, un altro le ha mutilato il seno con un taglierino. “Uno di loro continuava a stuprarla e gli altri si tiravano il suo seno, l’hanno lanciato fino a quando è caduto a terra”. Più o meno nello stesso momento, ha assistito allo stupro di altre tre donne, e ha visto i terroristi portarsi via le teste mozzate di altre tre ancora. Raz Cohen, un altro giovane israeliano che partecipava al rave, ha visto cinque uomini trascinare una donna per terra. Era giovane, era nuda e urlava. “Si sono disposti a semicerchio attorno a lei” ha detto Cohen. “La giovane era in piedi. Hanno iniziato a stuprarla. Uno la violentava. La giovane gridava. Ricordo ancora la sua voce. Urla senza parole. Poi un uomo ha sollevato un coltello e l’ha massacrata”. A distanza di ore, la prima ondata di medici d’emergenza e sanitari volontari è arrivata al sito del rave party. Nelle interviste, quattro di loro hanno detto di aver scoperto i cadaveri di donne morte con le gambe divaricate e senza biancheria addosso. Alcune avevano le mani legate da corde e fascette di plastica. (Continua a leggere dopo la foto)
Scoperte simili sono state fatte anche in due kibbutz, a Be’eri e Kfar Aza. Otto medici volontari e due soldati israeliani hanno raccontato al Times che in almeno sei edifici diversi si sono imbattuti nei corpi di almeno 24 donne e giovani nude o seminude, alcune delle quali mutilate, altre legate e spesso sole. Il New York Times, la cui inchiesta a otto mani è stata guidata dal premio Pulitzer Jeffrey Gettleman, ha proposto una vera e propria galleria degli orrori: vestiti strappati, gambe divaricate, genitali mutilati. Soldatesse trovate nude, legate, le vagine usate come tirassegno. Una ragazza con i chiodi conficcati nell’inguine e nelle cosce. Per molte altre, non esistono immagini che dimostrino, testi che confermino. Le femministe che difendono Hamas, cosa dicono? Accoglieranno l’invito di Dagospia a leggere questi racconti? Continueranno a stare dalla parte dei terroristi stupratori?
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