Un sospiro di sollievo neanche troppo profondo, quello tirato da Conte dopo il doppio passaggio alle Camere per la fiducia. Con il Senato a evidenziare come il governo, di fatto, non abbia più una maggioranza politica: i numeri sono talmente risicati da rischiare di trasformare ogni futuro passaggio giallorosso in un complicatissimo rebus e così urge correre ai ripari, e subito. Non a caso a Palazzo Madama si mormora già di 5 possibili cambi di casacca all’orizzonte, così da mettere subito puntelli preziosi all’esecutivo pericolante.
Conte, insomma, ha già dato il via alle grandi manovre. Non per aiutare un Paese schiacciato da una crisi economica senza precedenti a risollevarsi, per quello c’è sempre tempo. Piuttosto, il tentativo di strappare una maggioranza assoluta che sembra ormai perduta. E in fretta, visto che il 27 gennaio è in programma il voto sulla riforma della Giustizia del ministro Bonafede, un passaggio sul quale Italia Viva ha già fatto sapere che dirà “no”. Come evitare di cadere subito nel baratro? Secondo Repubblica, il premier è al lavoro per creare un gruppo centrista nel giro di pochi giorni, così da non andarsi subito a schiantare.
Per riuscire nell’impresa, Conte ha puntato un senatore berlusconiano, Luigi Vitali, e altre tre azzurre, i cui nomi circolano in realtà già da diversi giorni: Minuto, Minardo e Tiraboschi. Chi deciderà di entrare nella maggioranza andrà ad aggiungersi ai cinque senatori del Maie e, con tutta probabilità, a Maria Rosaria Rossi, che ha lasciato Forza Italia dopo il suo “sì” alla fiducia. Un gruppo nuovo che permetterebbe di sbloccare i lavori nelle commissioni parlamentari del Senato, al momento in mano alle opposizioni. Trattative in corso anche con l’Udc, mentre qualche renziano potrebbe pentirsi e tornare alla base.
I senatori indicati come più papabili per un ritorno in giallorosso sono Comincini e Grimani, entrambi al momento tra le file di Italia Viva. In bilico anche Marino, ma i contatti, secondo Repubblica, sarebbero intensi anche con Sbrollini e Parente. Riccardo Nencini, intanto, ha già iniziato ad alzare la voce dopo il suo appoggio all’esecutivo: tratta già con Conte per ottenere un ministero, in alternativa potrebbe accontentarsi di un sottosegretario per Vincenzo Maraio del suo Psi.
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