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“Sciopero fiscale!”. I negozianti toscani si ribellano al governo: stop ai pagamenti di Irpef, Ires e Irap

Pubblicato il 03/12/2020 11:35

Uno sciopero fiscale che non vuole essere una forma di evasione, ma una protesta dura, forte, nei confronti di un governo che ha abbandonato al loro destino tanti imprenditori dopo aver chiesto loro sforzi continui, obbligandoli ad abbasare le saracinesche per contrastare la diffusione del coronavirus mandando così in fumo mesi di entrate. L’iniziativa arriva dalla Toscana, dove gli operatori del terziario hanno deciso di dire “basta” alle ingiustizie subite. Attraverso una lettere che il presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini ha scritto al presidente della confederazione nazionale del terziario Carlo Sangalli per comunicare come 50 mila imprese abbiano deciso di ribellarsi.

"Sciopero fiscale!". I negozianti toscani si ribellano al governo: stop ai pagamenti di Irpef, Ires e Irap

Nel testo si legge che lo stop al pagamento delle tasse è figlio di ” mille validissimi motivi, ultimo dei quali uno che supera e comprende tutti gli altri: le nostre aziende non hanno più risorse e preferiamo continuare a pagare prioritariamente dipendenti e fornitori rispetto ad uno Stato che non comprende, anzi calpesta, le nostre ragioni di esistere”. E ancora: “Nulla a che fare con l’evasione o l’elusione fiscale, dunque, ma una ribellione pacifica e silenziosa contro un sistema statale che continua a trattare le imprese e i professionisti come ‘bancomat’, senza tutela né rispetto. Soprattutto, senza riconoscerne l’importanza: prima dell’era Covid, solo in Toscana le imprese di commercio, turismo e servizi (214mila sul totale di oltre 410mila) garantivano il 75% del Pil (77 miliardi di euro) e il 64% dell’occupazione con 718mila lavoratori impiegati (dati Format Research per Confcommercio Toscana)”.

"Sciopero fiscale!". I negozianti toscani si ribellano al governo: stop ai pagamenti di Irpef, Ires e Irap

Una protesta che ha subito avuto i primi effetti. “Gli acconti Irpef, Ires e Irap del 2020, scaduti il 30, non sono stati versati dagli imprenditori e professionisti toscani che aderiscono allo ‘sciopero fiscale’ proclamato da Confcommercio Toscana – ha spiegato Confcommercio – I tre acconti costituiscono insieme il 50% delle imposte dovute in un anno. Il loro mancato incasso dovrebbe quindi essere ben visibile alle casse statali, sottolineando con l’evidenza dei numeri il contributo del terziario nella composizione della ricchezza del nostro paese. Ed è proprio questo l’obiettivo dell’iniziativa di Confcommercio Toscana a cui aderisce Confcommercio Livorno”.

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Come primo passo, quindi, i negozianti toscani che hanno deciso di aderire all’iniziativa hanno deciso di non versare Irpef, Ires e Irap del 30 novembre. Un modo per far capire a un governo assente che la pazienza è finita. Quello che chiedono è una “pace fiscale” che eviti così a tanti commercianti il rischio di dover chiudere per sempre la propria attività, schiacciati da spese insostenibili di fronte ai mancati incassi. Chissà se anche stavolta l’appello è destinato a cadere nel vuoto.

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