Ogni tanto riusciamo a dare una buona notizia: l’Italia non aderirà al Green pass globale dell’Organizzazione mondiale della sanità, lo ha assicurato il ministro della Salute, Orazio Schillaci: “A seguito dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del Decreto legge del 26 febbraio, ritengo utile precisare che il Governo non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto Green pass globale dell’Oms”, queste le sue parole in merito al cosiddetto Decreto PNRR, in Gazzetta Ufficiale dal 2 marzo, riportate da La Stampa. Quello che chiamiamo “Green pass globale” nasce da un accordo tra l’Oms e l’Unione europea del giugno scorso, una partnership per rafforzare la sicurezza sanitaria globale; un partenariato per la “salute digitale”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cos’è il “Green pass globale”
La sinergia tra Bruxelles e l’Organizzazione mondiale della sanità punta a “istituire un sistema che contribuirà a facilitare la mobilità globale”. Un déjà vu, come quando non si poteva neppure prendere un autobus senza la tessera verde, ma stavolta su scala planetaria. Una deriva autoritaria (neppure tanto) mascherata, e con evidenti ricadute in termini di privacy. In Italia, dunque, niente restrizioni e strumenti omologhi del famigerato Green pass ai tempi del Covid-19? L’adesione alla rete mondiale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms, bontà loro, “è volontaria per gli Stati membri dell’Ue”, è previsto nell’accordo di giugno 2023, non essendo vincolante per le due organizzazioni. Ad ogni modo, tale strumento, una sorta di passaporto sanitario mondiale invasivo e pervasivo, sembra il primo passo per la schedatura di massa e il controllo sociale in stile cinese. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’emendamento
Come leggiamo sul Quotidiano Sanità, il ministro Schillaci ha aggiunto: “Verrà presentato un emendamento per riformulare il testo e ricondurre la norma agli obiettivi PNRR in tema di salute, a partire dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico“.
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