Di certo il voto favorevole o contrario dell’Italia avrebbe cambiato ben poco la situazione, dunque la risoluzione ONU A-ES10-L25 presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, su cui il nostro Paese si è astenuto e che richiedeva una tregua umanitaria “immediata, duratura e prolungata” nel teatro di guerra a Gaza, è stata approvata dall’Assemblea generale con 120 sì, 14 no e 45 astenuti. L’invio di medicinali, acqua, cibo, generi di sopravvivenza, il rispetto dei diritti umani dei prigionieri, l’apertura di corridoi umanitari, erano tutti ricompresi in tale richiesta di una tregua. Il nostro rappresentante permanente all’Onu, l’ambasciatore Maurizio Massari, come fatto anche da Germania e Regno Unito, ha giustificato la decisione anzitutto con la precedente bocciatura dell’emendamento presentato dal Canada, volto ad aggiungere al testo una condanna diretta dell’attacco dei miliziani. Dunque, ha dichiarato l’ambasciatore Massari a la Repubblica: “Manca la condanna inequivocabile degli attacchi di Hamas a Israele, manca il riconoscimento del diritto di difendersi di ogni Stato sotto attacco, in questo caso Israele, e non menziona la richiesta del rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi del 7 ottobre”. Anche per il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, la risoluzione ONU “non era equilibrata” e per tale ragione non è stata firmata dall’Italia. Sino a qui abbiamo detto cose note, eppure Claudio Messora, fondatore del blog ByoBlu, ha pubblicato un video che ribalta ogni prospettiva. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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Il diritto alla autodifesa
Infatti, afferma, i “tre aspetti fondamentali” a causa della cui assenza nel testo, a dire dell’ambasciatore Maurizio Massari, la risoluzione non poteva essere accettata, in realtà erano compresi nella stessa risoluzione. Claudio Messora li enuclea, dunque, uno per uno. Come vedremo, tutti questi tre elementi sarebbero, invece, presenti o quantomeno impliciti nel testo stesso della risoluzione. “Sarebbe buona norma per chi riveste ruoli istituzionali – dice, dunque, il giornalista nel video che anche noi vi mostriamo – non essere superficiali o in cattiva fede quando si spiega al Paese perché non si chiede un cessate il fuoco che risparmierebbe la vita a migliaia di bambini innocenti, mentre migliaia ne sono già morti nei giorni precedenti”. Ancora Messora denuncia la difficoltà nel reperire il testo completo della risoluzione, e non già i brevi estratti pubblicati dalla stampa italiana. Partiamo dal primo dei tre punti, il diritto di Israele all’autodifesa. Si tratterebbe di un mero cavillo: esso sarebbe implicito e sottinteso già nell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, “puntualmente richiamato come valore e principio fondativo all’inizio della risoluzione”. L’articolo 51 è quello che ribadisce il diritto naturale alla legittima difesa individuale o collettiva “nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale”. Essendo stato richiamato lo stesso articolo 51, come detto, quale valore cui è ispirata la risoluzione Onu, una eventuale ripetizione del concetto sarebbe stata pressoché pleonastica, dunque. (Continua a leggere dopo la foto)
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La condanna del terrorismo e il tema degli ostaggi
E ancora, circa la supposta mancanza di una ferma condanna dell’atto terroristico di Hamas, il fondatore di ByoBlu fa notare che, nel testo, è racchiusa la condanna di “tutti” gli atti terroristici “ai danni dei civili”, pertanto sia israeliani che palestinesi”. Anzi, questa è una delle premesse della risoluzione ONU. Infine, in merito alla richiesta del rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, contrariamente a quanto sostenuto dal nostro Rappresentante permanente all’Onu e dal nostro ministro degli Esteri – che pure continuano a richiamare il principio di “Due popoli e due Stati” – tale richiesta è presente nel testo, e precisamente al punto 7 della risoluzione. Sicché il fact-checking di Claudio Messora illumina una certa ambiguità decisionale che è, peraltro, la cifra della nostra subalternità, da decenni: gli Stati Uniti, per dire, hanno votato contro.
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