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“Così ci fregano due volte”. Truffati dalle banche, l’urlo dei risparmiatori. Cosa sta succedendo

Pubblicato il 09/12/2022 09:50 - Aggiornato il 09/12/2022 09:57

Cosa accade se gli istituti veneti colpiscono ancora, anche dopo morte? Impossibile dimenticare il crac della Banca popolare di Vicenza e quello di Veneto Banca, un crac da “15 miliardi di euro per difetto”. Sembra passato tanto tempo, ma la questione è più viva che mai, eppure era solo il 2019 quando, attraverso il decreto legge 39/2019 poi convertito nella legge 58/2019 lo Stato stabilì la creazione del “Fondo indennizzo risparmiatori”, un fondo finanziario ad hoc di 1,5 miliardi di euro destinato ai risparmiatori (tantissimi) colpiti dal collasso di alcune ex banche popolari del centro e del nord del Paese. Da allora, cosa è successo? E perché il caso torna d’attualità? A spiegarlo molto bene ci ha pensato Francesco Pecchia su Libero: “Allora, la giusta furia dei risparmiatori spinse le Camere a emanare una norma d’emergenza. Chi fosse stato in grado di dimostrare di aver acquistato le azioni dei due colossi veneti in forza di una condotta poco trasparente da parte dei proponenti, aveva la possibilità di accedere ad un indennizzo del 30% della somma perduta che comunque «non può eccedere i 100mila euro come da richiesta della Commissione europea». Di riffa o di raffa, con inesausta opera di tessitura, quella prima tornata di rimborsi – circa un miliardo di euro – andò per la maggior parte a buon fine”. E il resto? (Continua a leggere dopo la foto)

Ora, in un incontro pubblico vicentino Luigi Ugone, presidente dell’associazione di risparmiatori “Noi che credevamo nella Banca popolare di Vicenza e in Veneto Banca” lancia un allarme assai preoccupante. I risparmiatori colpiti dalla nefandezze degli istituti veneti rischiano di non ricevere mezzo miliardo di indennizzi ulteriori. “Quel mezzo miliardo di euro, come dice la legge, va impiegato per i ristori a beneficio delle persone colpite dal collasso delle ex popolari venete. Ma per raggiungere l’obiettivo serve un emendamento alla legge finanziaria che va votato entro il 31 dicembre”, dichiara Ugone a Vicenza Today, (unica testata – come specifica anche Specchia – che si è accorta di una situazione ignorata dai più). Cioè: “La seconda tranche di pagamenti rischia di saltare non per motivi occulti, ma per semplice incompetenza dovuta agli avvitamenti strutturali della burocrazia”. (Continua a leggere dopo la foto)

C’è infatti una commissione di nove esperti “nominati dal Ministero dell’economia che con l’aiuto della società statale Consap ha elaborato le procedure di indennizzo” che, di fatto, si è via via impantanata “con il riparto” ossia con la redistribuzione del mezzo miliardo che è ancora disponibile. “La norma infatti è costruita in questo modo. In prima battuta si rifondono tutti gli aventi diritto: se poi rimangono altre risorse nel novero di quelle appunto stanziate dalla legge, che poi è la finanziaria del 2019, allora servirà imbastire una nuova tornata di rimborsi”, spiega Vicenza Today. “Il problema è che per questa seconda tranche la stessa norma non stabilisce in modo chiarissimo come procedere”. E ora si devono fare i conti con la soglia temporale del 31 dicembre 2022. Che farà il governo per evitare che un’altra mazzata si abbatta sui frodati degli istituti veneti? (Continua a leggere dopo la foto)

Oltre quella data, infatti, la commissione dei nove esperti decade e, con essa, decadono pure i termini per ottenere i rimborsi. Ma, a rischiare l’ecatombe economica non sono solo i clienti frodati delle banche venete. “Per lo stesso meccanismo perverso rischiano di non vedere ombra di ristoro anche i risparmiatori veronesi, bellunesi, rodigini, padovani, trevigiani, veneziani, pordenonesi, udinesi, ferraresi, perfino chietini e aretini”. A livello territoriale, si sta scatenando l’inferno. I partiti, una volta tanto, sembrano tutti uniti per il medesimo intento. Epperò il tempo scorre. Urge concretezza e velocità.

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