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Ripartono le privatizzazioni. Così Draghi sta finendo il lavoro iniziato sul Britannia

Pubblicato il 05/06/2021 09:29

Sono passati quasi trent’anni da quando Mario Draghi, all’epoca nei panni di direttore generale del ministero del Tesoro, salì a bordo del panfilo della regina d’Inghilterra Elisabetta II HMY Britannia per incontrare alti rappresentanti della comunità finanziaria internazionale. Dando il via a una stagione di folli privatizzazioni, alla svendita di tasselli preziosi dell’economia italiana, sollevando quel cappuccio che contraddistingue i colletti bianchi della finanza e che oggi, nei panni di premier, ha tentato di abbassare per camuffare la sua vera identità. La sostanza, però, è rimasta la stessa. E lo dimostrano le ultime mosse del presidente del Consiglio.

Draghi, arrivato a Palazzo Chigi tra gli osanna di quasi tutte le forze politiche italiane, da tempo asservite all’Europa e ai suoi diktat, ha infatti messo a punto col passare delle settimane un modus operandi ben preciso. L’avvicendamento ai vertici di Cassa Depositi e Prestiti ne è un esempio perfetto: prima il premier individua un uomo di sua fiducia, nel caso specifico quel Dario Scannapieco al quale è legato da un’amicizia di lunga data, e poi si assicura che con il suo avvento la partecipata di Stato finisca al servizio più del mercato che della politica.

Si spiega così il dossier pubblicato da Il Foglio nel quale si anticipano le mosse future di Cdp. La discontinuità rispetto al passato è tutta lì, in un approccio diverso nei rapporti con le partecipazioni strategiche. Ieri Cassa Depositi e Prestiti si considerava come un azionista a tempo indeterminato, ora lo è invece per un lasso ben definito. Pronta, quindi, a fare un passo indietro al momento giusto.

Cdp è per esempio azionista di Webuild, gruppo che opera nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria, e l’intenzione del nuovo corso sarebbe quella di diluire il prima possibile la sua partecipazione, fino all’uscita definitiva. Per quanto riguarda Tim, di cui Cdp detiene poco meno del 10%, una volta definite le coordinate sulla rete unica dovrebbe scattare la graduale diminuzione della partecipazione, con l’intenzione finale della vendita sul mercato. La stagione delle sciagurate privatizzazioni, evidentemente, non è ancora finita.

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