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“Rianimazione, ecco quanti davvero ci vanno per Covid”. I dati smentiscono l’allarmismo del governo

Pubblicato il 12/07/2022 10:46

Roberto Speranza, il ministro della Salute diventato col passare dei mesi vero e proprio spauracchio per gli italiani, ha già fissato le prime scadenze. Con la fine dell’estate si tornerà a vaccinare i fragili e gli over 60, innanzitutto, e chissà che non tornino nuovamente d’attualità anche le care, odiatissime restrizioni, Green pass compreso. Tutto necessario, questa la linea prevalente tra le fila del governo, per contrastare il nuovo boom di contagi e ricoveri. Ma la situazione, negli ospedali, è davvero così grave? Stando alle testimonianze di chi nei reparti di terapia intensiva lavora, in realtà no.

La Verità ha pubblicato un’intervista all’intensivista Antonino Giarratano dalla quale emerge uno scenario ben diverso: “In terapia intensiva solo il 13,5% dei ricoverati è positivo e solo il 5,1% presenta sintomi polmonari”. Professore ordinario di anestesiologia presso l’università di Palermo, lo specialista ha sottolineato come l’86% dei ricoveri in terapia intensiva interessi, in realtà, “pazienti normali”: “Cronici riacutizzati, chirugici anche oncologici, cardiopatici, politraumatizzati e tutti quellic con sintomi acuti che compromettono funzioni vitali. Il problema è che dobbiamo fare il tampone a tutti, anche a chi arriva dopo un incidente stradale, e con la contagiosità di Omicron 5 chiaro che molti risultano positivi”.

Sempre più raramente, dunque, è davvero il Covid a causare il ricovero in ospedale: “Ormai siamo di fronte a un virus diverso, la maggioranza della popolazione è vaccinata, pochissimi finiscono in terapia intensiva. Certo, le persone fragili possono correre dei rischi ed è per loro che va mantenuto un percorso protetto. Servono modelli organizzativi differenti, non si può continuare a fare il tampone a tutti”.

La soluzione potrebbe essere, secondo Giarratano, quella di “percorsi separati e isolamento per i pazienti fragili, tutti gli altri che risultano anche positivi al Covid vanno messi in stanze dedicate, però nel reparto che può trattare la patologia per la quale sono ricoverati. Le persone vanno curate trasversalmente, non in aree Covid”.

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