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Il Tar del Lazio annulla il Daspo a Puzzer e condanna il ministero dell’Interno: la sentenza

Pubblicato il 02/04/2022 08:29 - Aggiornato il 07/12/2022 17:59

Per una volta si può gridare a gran voce: giustizia è fatta. Il Tar del Lazio ha infatti annullato il vergognoso e antidemocratico provvedimento di Daspo ai danni di Stefano Puzzer, uno dei principali attivisti No Green Pass che aveva animato la protesta del porto di Trieste. Sul dispositivo della sentenza visionato da LaPresse si legge che il tribunale amministrativo regionale “condanna il ministero dell’Interno al pagamento delle spese di giudizio in favore del ricorrente e le liquida nella misura di euro 1.000,00 oltre accessori di legge”. Puzzer, nel ricorso contro il provvedimento di Daspo, contestava il rimpatrio da parte del questore di Roma nel comune di Trieste, con divieto di tornare nella Capitale senza autorizzazione per un anno. Una cosa che non era mai stata fatta neanche per i peggiori criminali. (Continua a leggere dopo la foto)

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Ricorderete che Puzzer aveva semplicemente e pacificamente allestito un banchetto. Secondo il dispositivo – si legge – “l’Amministrazione non ha formalmente contestato tali risultanze, né ha indicato concrete e significative situazioni di pericolo derivanti dal comportamento del ricorrente, tali da poterne inferire un effettivo potenziale pericolo per la sicurezza pubblica, nelle circostanze di luogo e di tempo che costituiscono la motivazione sostanziale del provvedimento impugnato”. Inoltre “né il provvedimento può legittimamente fondarsi sulle sole segnalazioni del ricorrente all’Autorità Giudiziaria – scrivono i giudici – ovvero sulla contestazione relativa all’organizzazione di una manifestazione non autorizzata, che – oltre a non essere state accertate in maniera definitiva – non possono da sole sorreggere la misura, in assenza di ulteriori e concreti elementi di fatto che fungano da indispensabili criteri di collegamento spazio-temporale tra le esigenze di prevenzione ed uno specifico territorio (…), con riferimento ad un delimitato periodo temporale di un anno”. (Continua a leggere dopo la foto)

In assenza di tali elementi “anche la durata della misura risulta sprovvista di una valida giustificazione causale, non risultando ancorata ad una oggettiva e percepibile esigenza di prevenzione della sicurezza urbana, e risultando pertanto insuscettibile di una reale valutazione in termini di congruità e proporzionalità della limitazione della libertà di circolazione sul territorio nazionale. Infine deve ritenersi poco pertinente anche la motivazione relativa all’esigenza di dislocare un massiccio presidio di sicurezza, che avrebbe distratto le forze di Polizia da altri obiettivi sensibili, in quanto tale affermazione non è risultata confermata dalla documentazione probatoria versata in atti, né appare di per sé idonea a dimostrare un effettivo turbamento della sicurezza pubblica, in assenza di documentati disordini”. (Continua a leggere dopo la foto)

Alla luce di tali considerazioni, il ricorso di Puzzer è stato accolto con annullamento del provvedimento impugnato. Vittoria! A caldo Puzzer ha così commentato: “È stato riconosciuto che io non ho commesso nessuna mossa illegale. E’ una piccola vittoria di tutti, abbiamo recuperato un sassolino dei nostri diritti. Oggi è un granellino che bisogna mettersi in tasca per continuare a batterci per i nostri diritti”.

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