Possiamo fare tutti gli scongiuri del caso, ma non ci resta che attendere le prossime elezioni europee e sperare che il futuro esito ridimensioni le folli pulsioni belliciste, e che si esauriscano gli sforzi di talune cancellerie che scherzano con il fuoco e promuovono una corsa al riarmo. Oramai la “Terza guerra mondiale”, il peggiore degli incubi, viene citata candidamente come una opzione sul tavolo e uno scenario plausibile. Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo accettare, dunque, quel che emerge dall’ultimo Consiglio europeo, quasi un vertice di guerra, come è stato prontamente ribattezzato dalla stampa: ovvero che i cittadini europei debbano “prepararsi a possibili crisi di sicurezza”. Dunque, per i Rappresentanti Permanenti dei 27 in Unione europea (Coreper II), bisogna spendere “di più, meglio e insieme” per la sicurezza del continente e “passare alla modalità economia di guerra”. Il Consiglio Europeo sottolinea la necessità “imperativa” di una “preparazione militare-civile rafforzata nonché coordinata” e di una “gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce”, altresì proponendo “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza”. (Continua a leggere dopo la foto)

Per una volta ringraziamo i Paesi “frugali”
Persino il papa ha invocato una resa dell’Ucraina, convitato di pietra dell’incontro, il cui leader Zelensky si è espresso in video e ovviamente ha chiesto altre aiuti militari, eppure continuiamo ad armarla con notevole danno alle risorse comunitarie; ora viene fuori l’idea di bond comuni per la Difesa, appoggiata anche dal Commissario all’economia, il nostro Paolo Gentiloni. L’Estonia, che confina con la Russia, era stata la prima a proporre l’idea di tali bond. Per una volta, ci vengono in soccorso i Paesi cosiddetti frugali, guidati dalla Germania e cui si sono aggiunti Paesi Bassi, Danimarca e Svezia, hanno fatto muro contro l’idea di fare nuovamente debito comune Ue, così come accaduto durante la pandemia. La differenza che i “frugali” hanno inteso sottolineare è che la minaccia per la sicurezza non è, come lo fu la pandemia, uno shock imprevisto e immediato, ma semmai una questione strutturale che non ha bisogno di soluzioni emergenziali. Sicché hanno chiesto, e fortunatamente ottenuto, la rimozione dalla bozza di conclusioni del riferimento agli “strumenti innovativi” per finanziare il potenziamento dell’industria Ue e ora si andrebbe verso la richiesta alla Commissione di preparare un documento sulle “possibili opzioni” da valutare per finanziare l’Europa che si riarma. Durante il vertice di Ieri, inoltre, la Commissione europea ha presentato il piano con cui intende riutilizzare i profitti generati dagli asset russi congelati sul territorio europeo. (Continua a leggere dopo la foto)

Gli asset russi congelati in Europa
Come apprendiamo dalla agenzia Ansa, tali profitti generati dagli asset russi ammonta a circa tre miliardi di euro all’anno, il 90% dei quali sarà destinato da subito alla fornitura di nuove armi all’Ucraina. Anche questo è un punto assai controverso, peccato che a protestare sia stata la sola Malta, Paese piccolo e neutrale e che non ha un grande peso negoziale.
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