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Pronti ai razionamenti di gas e elettricità. Le scorte non bastano e già (in segreto) il governo si prepara al peggio

Pubblicato il 03/07/2022 13:20 - Aggiornato il 03/08/2022 13:54

Avere le scorte al massimo risulta essere una condizione necessaria, ma non sufficiente per un inverno senza problemi. Il tutto dipende dal fatto che la Russia continui a darci gas, seppur a ritmi ridotti, e che mantenga la sua quota vicino ad un quarto del totale. Se Putin dovesse decidere di azzerarle, ipotesi tutt’altro che remota, allora i razionamenti saranno inevitabili, visto che le sole scorte non basteranno a coprire tutto il fabbisogno. La situazione, insomma, è tutt’altro che rosea per l’Europa e per l’Italia, figlia di una totale improvvisazione su delle sanzioni che hanno danneggiato in primis chi le ha applicate.
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Il rialzo dei prezzi

Come evidenziato su La Stampa, il TTF, ovvero il prezzo del gas europeo, ha chiuso venerdì a 149 € per megawattora (MWh), quasi il doppio rispetto agli 80 su cui pareva stabilizzarsi a metà giugno, prima della notizia del taglio del 60% sulle forniture Russia alla Germania attraverso il Nord Stream 1. Ciò è avvenuto (ufficialmente) a causa di una turbina che serve a spingere il gas nel gasdotto lungo 1.200 km, con un diametro di oltre un metro. Il pezzo sarebbe in manutenzione in Canada e non riuscirebbe a tornare in sede causa sanzioni. I rialzi degli ultimi giorni hanno anticipato il prossimo stop di 10 giorni, dall’11 al 21 luglio, della stessa linea per via di una manutenzione da tempo programmata e annunciata da Gazprom. I razionamenti sembrano essere più di un’ipotesi.
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Razionamenti previsti in molti Paesi

Questo blocco causerebbe innumerevoli problemi ad ogni singolo Paese. Martedì scorso l’UK ha dichiarato ufficialmente che, in caso di fermate delle forniture russe, bloccherà le esportazioni verso il continente, prima di tagliare ai propri consumatori. A Londra l’ipotesi razionamento non è lontana. Anche in Libia le cose non vanno per il meglio, e nelle ultime ore la possibilità di aumentare i volumi di importazione di gas, già a minimi storici l’anno scorso, sono svanite.
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La domanda resta alta

Secondo i dati dei primi 5 mesi, l’Italia starebbe consumando più o meno come l’anno scorso, con un leggero calo dell’1,7% nonostante prezzi raddoppiati alle famiglie e quintuplicati alle imprese. Come sottolinea La Stampa, pare evidente che ciò che sostengono mediatori e traders, ovvero che i prezzi non sono mai troppo alti fino a che la domanda non crolla, abbia il suo fondo di verità. Ebbene, a quanto pare siamo ben lontano dal “crollo della domanda”, benché i dati dell’industria stiano peggiorando di giorno in giorno, con una flessione prossima al 10%.
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Meno idroelettrico a causa della siccità

Ma nella grande giostra delle forniture energetiche bisogna guardare la prospettiva generale: salgono, infatti, i consumi delle centrali elettriche, circa l’8% in più, per effetto del calo dell’idroelettrico, a causa della siccità e della buona domanda perché i condizionatori stanno andando al massimo, viste le temperature torride delle ultime settimane. Le forniture russe, comunque, oggi pesano per il 24% degli approvvigionamenti totali, contro il 39% del 2021. Sono aumentate le importazioni dai due rigassificatori di Rovigo e Livorno e dal TAP, e rimangono stabili quelle dall’Algeria.
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Scorte piene ma a carissimo prezzo

Stiamo recuperando terreno sulle scorte per il prossimo anno, benché comunque risultino essere ancora basse. La decisione del governo di affidare alla Snam il compito di riempirle letteralmente “a qualunque costo” (il whatever it takes tanto caro a Draghi), farà sì che si possa pensare di superare il prossimo inverno, ma a costi esorbitanti che verranno, alla fine, scaricati sui consumatori. Ovviamente ciò accadrà a patto che Mosca decida di continuare a darci il gas, altrimenti si partirà con i razionamenti. Gli aumenti dei prezzi degli ultimi giorni sono stati propiziati anche da questi acquisti.

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