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Visite a pagamento, scandalo negli ospedali. L’inchiesta che svela il lato “marcio” della sanità italiana

Pubblicato il 25/02/2023 10:23
prestazioni intramoenia differenza pubblico

L’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha pubblicato il suo ultimo rapporto sui tempi di attesa delle prestazioni prenotate in attività libero-professionale intramuraria (ALPI) e sui volumi di prestazioni ambulatoriali e ricoveri per l’anno 2021. Cosa emerge? Che sono nel 2021 ci sono state oltre 4,2 milioni di prestazioni a pagamento negli ospedali pubblici. È quella che comunemente viene chiamata “intramoenia“. È successo a ognuno di noi di richiedere una visita in un ospedale pubblico e di sentirci dire che il primo appuntamento disponibile sarebbe tra 6-8 mesi, ma che possiamo andare a visita privatamente dallo stesso dottore. Andiamo privatamente, paghiamo almeno 100 euro per la visita e magari ci viene detto che dobbiamo fare un piccolo intervento. A quel punto il medico ci dice della possibilità di farlo intramoenia. Ma che vuol dire? Per intramoenia si intendono quelle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa. Le prestazioni sono generalmente le medesime che il medico deve erogare, sulla base del suo contratto di lavoro con il Servizio Sanitario Nazionale, attraverso la normale operatività come medico ospedaliero. Le prestazioni erogate in regime di intramoenia garantiscono al cittadino la possibilità di scegliere il medico a cui rivolgersi per una prestazione e di “saltare” la lista d’attesa. Il problema è che negli ultimi anni i medici si sono decisamente approfittati di questa possibilità, e il nuovo rapporto Agenas fa un ritratto drammatico della situazione italiana. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il problema adesso è che di intramoenia se ne fanno troppe, anche rispetto al tetto previsto. E dato che per chi paga i tempi di attesa sono dimezzati rispetto al regime pubblico, e dato che i medici stessi ci guadagnano di più, si crea il cortocircuito che pur essendo erogate in strutture pubbliche e con strumenti e attrezzature pubbliche, il tutto va a svantaggio del servizio pubblico stesso. La rilevazione Agenas nasce dall’esigenza di verificare il previsto rispetto dell’equilibrio tra le prestazioni rese dal professionista in regime istituzionale e in Attività Libero-Professionale intramoenia (ALPI) come previsto dal Piano Nazionale del Governo delle Liste di attesa (PNGLA) 2019-2021. Tale rapporto, come è noto, non deve superare il 100%. E invece… (Continua a leggere dopo la foto)

Nel 2019 le prestazioni intramoenia sono state 4.765.345; nel 2020 sono state 3.204.061; e nel 2021 sono state 4.229.140. La prestazione più erogata in intramoenia risulta essere la visita cardiologica (541.820) seguita dalla visita ginecologica (463.667), da quella ortopedica (397.709), dalla visita oculistica (300.916) e dall’elettrocardiogramma (330.354). Visita ginecologica ed Ecografia ginecologica risultano le prestazioni con il rapporto percentuale ALPI istituzionale più alto, rispettivamente al 30 e al 40 percento. Le Regioni che erogano più prestazioni in ALPI sono la Campania, l’Emilia-Romagna, il Lazio e la Lombardia. Dall’analisi dei valori medi dei giorni di attesa per classe priorità, si rileva invece un’importante differenza tra i tempi di attesa delle prestazioni erogate in istituzionale ed in ALPI, a vantaggio ovviamente degli interventi chirurgici in intramoenia. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma quali sono questi benedetti tempi di attesa? Per le prestazioni ambulatoriali in intramoenia circa il 59% delle prenotazioni ha un tempo di attesa inferiore ai 10 giorni; circa il 29% delle prenotazioni viene fissato tra gli 11 e i 30/60 giorni (a seconda che si tratti di una visita specialistica o di una prestazione strumentale); per il 13% delle prenotazioni si deve attendere oltre i 30/60 giorni. Le liste d’attesa senza pagare, invece, sappiamo bene quanto siano lunghe nel pubblico, e spesso si è costretti a pagare – chiedendo anche aiuto ad amici e parenti – per evitare di morire da qui a quando ci verrebbe erogata la prestazione. Dall’analisi dei valori medi dei giorni di attesa per classe di priorità (A: 30gg; B: 60gg: C: 180gg; D:12 mesi) si rileva, “come prevedibile”, si legge nello stesso report di Agenas, un’importante differenza tra i tempi di attesa delle prestazioni erogate in istituzionale ed in ALPI (a vantaggio degli interventi chirurgici in intramoenia), soprattutto in riferimento alle classi di priorità B-C-D. (Continua a leggere dopo la foto)

La vergognosa differenza dei tempi d’attesa

Nel 2021 per un intervento su naso, bocca e gola in classe B si è atteso in media 90 giorni in istituzionale e 27 giorni in intramoenia, per la prostatectomia in classe A l’attesa è stata di 43 giorni in istituzionale e di 26 giorni in intramoenia. Ma il rapporto fa anche altri esempi. Per la colecistectomia l’attesa nel pubblico in classe A è mediamente di 33,6 giorni mentre in intramoenia scende a 18,5 giorni e anche per gli interventi ortopedici di sostituzione di articolazioni maggiori o reimpianto degli arti inferiori l’attesa passa da 32,5 giorni nel pubblico a 21,2 nell’intramoenia. E così via. Il rapporto denuncia anche che in 16 regioni su 21 si rileva almeno una situazione in cui il rapporto tra istituzionale e intramoenia è superiore al 100%, confermando uno squilibrio che è semplicemente uno schifo.
QUI è possibile visionare l’intero rapporto.

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