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“Poco più che analfabeta!”. Cacciari esplode in diretta: il durissimo sfogo a Otto e Mezzo

Pubblicato il 10/06/2022 09:41

Non le ha mandate a dire, Massimo Cacciari, esploso nel corso dell’ultima puntata del programma Otto e Mezzo condotto da Giovanni Floris. Nel bel mezzo della trasmissione, il filosofo ha perso letteralmente le staffe, puntando il dito contro il direttore di Libero Quotidiano Alessandro Sallusti per le posizioni assunte e le espressioni usate per affrontare il tema del conflitto in corso in Ucraina. Nello specifico, a far esplodere Cacciari è stata la frase”Cremlino palazzo di mer**” utilizzata da Sallusti, che ne ha anche rivendicato la paternità.

Sallusti si è difeso sostenendo che proprio al Cremlino sia state decise le più grandi tragedie della storia dell’umanità. Cacciari, visibilmente spazientito, ha sospirato a tal proposito: “Non posso fare la storia del Cremlino, abbia pazienza…”. Poi, però, il filosofo ha perso la pazienza e ha alzato il tono della voce, zittendo lo stesso conduttore Floris che cercava nel frattempo di intervenire: “Cosa vuole che intenda?! Quello che dico! Immaginate voi! Una persona poco più che analfabeta dovrebbe sapere cos’è il Cremlino, lì c’è stata Caterina la Grande. C’è stato Stalin? Sì come a Berlino c’è stato Hitler e a Roma Mussolini, non per questo Palazzo Chigi diventa di me**a!”.

A quel punto Sallusti ha ripreso la parola, insistendo sul fatto che davanti a una guerra non si può pensare a esaltare l’architettura del palazzo di Vladimir Putin. Cacciari è andato su tutte le furie: “E allora parli lei! Per l’amor di Dio, cosa volete che discuta con Sallusti di cosa rappresenta la Russia!”. In precedenza, il filosofo aveva affrontato anche il tema della lista nera pubblicata dal Corriere della Sera e realizzata dai servizi segreti italiani, un elenco contenente i nomi di opinionisti e giornalisti “filo-putiniani”.

“È gravissima non la pubblicazione – ha commentato Cacciari – ma che i servizi segreti e la loro indagine, sicuramente mossi da qualcuno perché non credo che sia una cosa autonoma dei servizi. In una guerra la propaganda è fondamentale e si fa da una parte e dall’altra. L’informazione è risalire alle cause, indagare le possibilità di accordo a partire da una ragionevole conoscenza delle cause. Tutto il resto è propaganda. Ma la cosa non mi meraviglia affatto, ho vissuto epoche d’emergenza in cui sui giornali si producevano liste e si facevano nomi, al di là di ogni dubbio. Figuratevi se mi meraviglio che i servizi funzionino così, e a volte anche la stampa”.

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