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Colao, ma il tuo è un piano di rilancio per l’Italia o un programma elettorale?

Pubblicato il 18/06/2020 16:01

Lo hanno chiamato in pompa magna, lo hanno dipinto come il salvatore della patria, ha messo su una task force, ha scritto un programma articolato in ben 121 pagine, nessuno se lo è filato, lo ha mollato sulla scrivania di Conte nella passerella a Villa Pamphilij e poi se ne è andato dicendo: “Grazie, ora me ne torno a Londra”. Questa è la parentesi Vittorio Colao in questa assurda vicenda dell’emergenza coronavirus. Ma a leggerlo bene quel piano qualche dubbio viene. Uno su tutti: è un programma di rilancio o un programma elettorale? La domande se l’è fatta Lorenza Morello, la quale ha analizzato i vari punti su ItaliaOggi. E la risposta è assai interessante. Scrive: “Potrebbe definirsi garbatamente uno scherzo di cattivo gusto. Il linguaggio utilizzato, oltre a non dire nulla, è imbarazzante, precostituzionale e prepolitico ma anche un po’ patinato, per non farsi mancare nulla. In sintesi, sembra un programma pre elettorale di quelli molto generici”.

“Prendiamo ad esempio – scrive Morello – la parte dedicata ad individui e famiglie: ci sono un sacco di belle idee e misure, ma non è quasi mai indicato quanto costerebbero. In astratto, però, sarebbero fantastiche! Molta enfasi è inoltre posta su questioni di genere. Solo il costo del servizio civile è precisato, ipotizzando di accettare tutte le domande presentate (440 mln). Grande impegno per ridurre digital divide e i servizi di supporto alla persona su vari fronti”.

“Non si perde poi di vista – sottolinea Morello analizzando il piano Colao – la caccia alle streghe più nota del Paese più tassato di tutta Europa: la lotta al contante, con incentivi all’uso della moneta elettronica e due Voluntary disclosure di cui una riguarda l’emersione e la regolarizzazione del contate derivante da redditi non dichiarati con il pagamento di un’imposta sostitutiva e l’obbligo di investimento di una parte dell’ammontare (40-60%) per cinque anni in strumenti di supporto del Paese e l’altra per l’emersione del lavoro nero che, sulla scorta del decreto Rilancio preveda l’emersione del lavoro irregolare in alcuni settori ma anche un mix di premialità (riduzione della contribuzione), paletti (dichiarazione di assenza di lavoro nero) e sanzioni in caso di dichiarazioni del falso”.

Insomma, il piano di Colao – conclude Lorenza Morello – è un gran bel modo per farci capire “quanto ci costa questa squadraccia di esperti che anziché lavorare a ricostruire un paese esanime punta a toccare nel vivo per l’ennesima volta il ceto imprenditoriale continuando a trattarlo come il peggiore dei criminali”.

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