Patto per la Terza età, cos’è e a chi spettano 1.000 euro – L’Assistenza agli anziani non autosufficienti, al ricorrere di determinati requisiti, rientra nel “Patto per la Terza età” licenziato dal Consiglio dei ministri del 25 gennaio, attuando la Legge delega numero 33 del 2023. La principale novità introdotta dal governo Meloni risiede nell’“assegno di assistenza” da 1.000 euro al mese, che si somma a quello di accompagnamento già percepito dagli anziani che presentino un “bisogno assistenziale gravissimo”. La platea è composta dai soggetti che abbiano oltre gli 80 anni di età, ma non è tutto. Vediamo i dettagli della misura. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il “Patto per la Terza età”
Per adesso, come si legge sul Corriere della sera, tenuto conto della limitatezza delle risorse, verrà introdotto in via sperimentale un aumento dell’assegno fino al 200%. Ecco i requisiti per ottenere l’assegno: oltre alla età anagrafica di almeno 80 anni e la necessità, certificata, di un livello di bisogno assistenziale gravissimo, è altresì necessario un Isee familiare non superiore a 6.000 euro. L’anziano beneficiario, dunque, vedrà aggiungere agli attuali 531 euro circa di indennità tale somma di 1.000 euro. La cifra è spendibile solo in servizi alla persona, servizi che debbono essere opportunamente certificati. Per la persona anziana non autosufficiente, l’assegno, infatti, sarà finalizzato a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza, svolto da lavoratori domestici con mansioni di assistenza alla persona o l’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza e forniti, con regolare contratto di lavoro, da imprese qualificate nel settore dell’assistenza sociale non residenziale. Per la prestazione universale da 1.000 euro, riconosciuta, come vedremo in seguito, da apposita domanda all’Inps, sono stanziati 300 milioni per il 2025 e 200 per l’anno successivo. Esauriti i fondi si interromperà anche l’erogazione di nuovi assegni. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’assegno di assistenza
Nasce, contestualmente, il Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaa), il cui braccio operativo sarà il Cipa, Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana. Nelle stime del governo, saranno circa 25mila le persone in tutta Italia che avranno accesso alla misura. Ricapitolando, il sostegno è composto da una quota fissa monetaria pari a 531,76 e da una quota integrativa – l’assegno di assistenza, appunto – per l’acquisto di servizi e contratti, pari a 850 euro: l’ammontare complessivo della prestazione universale arriva quindi a 1.380 euro mensili. Occorre sottolineare che gli 850 euro non potranno essere spesi, per esempio, per fare la spesa, comprare vestiti o prodotti per l’igiene. Al contrario, la quota sarà destinata, come già scritto, a pagare chi si occupi della sua cura personale dell’anziano non autosufficiente. O anche per coprire la spesa delle strutture di cura in cui la persona anziana risiede. Se ci si trova in una delle Regioni italiane che già prevedono un assegno per contratti e servizi, sarà obbligatorio scegliere tra i due, che non si potranno cumulare. (Continua a leggere dopo la foto)
Quando fare domanda
Ci sono 45 giorni di tempo per emanare il decreto appena approvato che tornerà nel Consiglio dei ministri dopo l’esame delle commissioni parlamentari e della Conferenza unificata. Solo a quel punto sarà veramente in vigore, e nelle settimane successive arriveranno le indicazioni sulle modalità per fare domanda. La prestazione universale verrà erogata dall’Inps ed è riconosciuta, previa espressa richiesta, alla persona anziana non autosufficiente che presenti i requisiti di cui abbiamo scritto.
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