La follia del nostro governo si palesa su tutti i fronti. Uno dei più caldi al momento, visto l’allentamento delle restrizioni e l’arrivo dell’estate, è quello del passaporto vaccinale. Per una volta l’Italia fa peggio dell’Ue senza che sia l’Ue stessa a chiederglielo. Più realisti del Re, insomma. Il punto è che il passaporto vaccinale che consentirà gli spostamenti a chi avrà effettuato entrambe le dosi vaccinali (oppure a chi potrà dimostrare di essere guarito dal Covid-19 nei sei mesi antecedenti lo spostamento, o a chi effettuerà un tampone con esito negativo entro 72 ore) in Italia funziona in un modo e in Europa in un altro. In virtù di questo si crea il paradosso che sul tenitorio nazionale sarà più facile muoversi per francesi, tedeschi, olandesi, ecc. che per gli italiani. Una palese disparità di trattamento tra cittadini appartenenti all’Ue, e questa volta non “voluta dall’Europa” ma dalle nostre istituzioni. Perché? (Continua a leggere dopo la foto)

Come spiegano molto bene Becchi e Palma su Libero, in Italia il passaporto vaccinale esiste già, dal 26 aprile. “Introdotto dal decreto-legge 52 del 22 aprile 2021: per gli spostamenti tra regioni di colore diverso – dunque con esclusione degli spostamenti tra/verso Regioni gialle e/o bianche, che sono liberi – è necessario esibire al personale delle forze dell’ordine o dei mezzi di trasporto che ne facciano richiesta, la certificazione verde Covid-19 di cui all’articolo 9 del medesimo decreto (restano fuori i casi di spostamenti per lavoro o salute). La certificazione verde nazionale prevede l’attestazione di avvenuta somministrazione”. Nessuna differenza tra quello europeo e quello italiano? E no, una differenza c’è ed è sostanziale: l’obbligatorietà. (Continua a leggere dopo la foto)

“A livello europeo si sta ancora discutendo – in un dialogo a tre tra Commissione, Consiglio dell’Ue e Parlamento – se rendere o meno obbligatorio il Green pass, e allo stato attuale sembrerebbe prevalere la linea della facoltatività, nel rispetto dei Trattati istitutivi della Ue che garantiscono la libera circolazione di merci e persone tra tutti gli Stati dell’Unione. E poi ci sarebbe an che “Schengen”, quindi le Istituzioni della Ue non se la sono sentite finora di prendere l’argomento alla leggera. Altro aspetto che l’Unione sta valutando è la tutela dei dati personali, che essendo dati sanitari rientrano tra quelli “sensibili”, espressamente tutelati dal Regolamento n. 679/2016 (Gdpr)”. (Continua a leggere dopo la foto)

Anche in Italia varrebbe la stessa regola: “Una legge ordinaria o un atto avente forza di legge non possono essere contrari al dettato costituzionale, ma come si è visto – da un anno e mezzo a questa parte – la Costituzione è stata quasi del tutto superata dalla legislazione emergenziale, sia essa di fonte ordinaria che regolamentare. Medesimo discorso dicasi per la tutela dei dati personali sanitari, che anche in Italia sono definiti “sensibili” dal Dl.gs. n. 196/2003, tanto è vero che il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso un parere molto critico nei confronti del certificato verde nazionale introdotto dal decreto-legge n. 52/2021. Garante che peraltro neppure è stato consultato dal nostro governo o dal parlamento. Fatto sta che il certificato verde italiano è obbligatorio mentre il Green pass europeo probabilmente sarà facoltativo”.
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