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Paragone a Fanpage: “La Milano di Sala è una città senza più un’anima”

Pubblicato il 01/07/2021 13:20

Un modello che non funziona e non piace, quello di Beppe Sala a Milano, che ha fatto venir meno l’anima della città in favore degli interessi di fondi finanziari e multinazionali. Per questo Gianluigi Paragone, fondatore di Italexit, ha deciso di scendere in campo candidandosi sindaco. E spiegando a Fanpage il suo modello di città: ” Non portiamo a Milano il progetto politico, ma la visione politica che sta dentro il progetto di Italexit. Milano era una città internazionale già agli inizi del ‘900: nel 1906 ci fu la Grande esposizione universale. Questa dimensione internazionale, europea, la città l’ha sempre avuta con le proprie aziende. Oggi non è una città internazionale: è una metropoli globalizzata e quindi priva di anima”.

Paragone ha poi affrontato alcuni dei temi più importanti per il futuro della città. A partire dal nodo stadio: “San Siro non si tocca come non si tocca la Scala. È un’icona di Milano, e quindi se Milan o Inter attraverso le nuove proprietà hanno voglia di costruirsi uno stadio lo possono fare senza l’amministrazione comunale, per quel che mi riguarda”. Poi la mobilità: “Siamo sicuri che siano sfide ‘green’ mettere questa specie di piste ciclabili molto pericolose, o la mobilità green fatta attraverso i monopattini che sono la cosa più inquinante del mondo attraverso il loro processo produttivo? Sono oggetti made in China molto inquinanti, cosa ci sia di trasporto green nel monopattino non lo so”.

“La sfida della mobilità – ha spiegato Paragone – passa invece attraverso un grande potenziamento di una rete urbana. Sto vedendo bei manifesti dell’Atm: la grandezza dell’Atm è stata fatta dal suo personale, che negli ultimi anni è stato sacrificato e mortificato. La mobilità è un fattore importante: non c’è grande metropoli senza una rete del trasporto pubblico locale efficiente, puntuale, pulita e sicura. Poi la combinazione, dal car sharing all’ingresso delle auto è un qualcosa che riguarda la grande sfida di un sindaco e su questo siamo strutturati. L’importante è che non si dica che tutte le volte che devi entrare a Milano devi lasciarci la carta di credito”.

Tra le priorità assolute, però, c’è e deve esserci la sicurezza: “Nel momento in cui anche nelle centralissime zone le gang riescono a sfidare le forze dell’ordine mi sembra che non ci sia più una mappatura per cui una zona è più tranquilla dell’altra. Ci sono zone in cui queste gang sono più organizzate e strutturate: hanno addirittura i meccanismi degli alloggi popolari, riescono a sfilare a persone anziane, a coppie di anziani le proprie abitazioni e poi nessuno è in grado di riportarle all’inquilino di prima. È un po’ difficile riuscire a capire quale zona di Milano sia più sicura di altre. Mi sembra che la logica che sta dietro la visione di Sala è che tu ti possa sentire sicuro a Milano se hai una guardia di sicurezza privata, se hai una vigilanza privata, però hanno un costo: non è questa l’idea di Milano che ho in testa. Quando io parlo di sicurezza non ho paura a declinarla nella maniera anche più rigorosa possibile: non ho paura di una polizia locale che abbia i taser e che abbia l’impiego di forza pubblica”.

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