Un pozzo senza fondo, dal quale continuano a saltar fuori rivelazioni, retroscena, potenziali scandali. La rete fittissima costruita da Luca Palamara, ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura accusato di corruzione dalla procura di Perugia, è talmente ingarbugliata da rendere difficilissimo ogni tentativo di districarla. Un elenco lunghissimo di conversazioni telefoniche e chat Whatsapp all’interno del quale è possibile trovare cantanti, politici, sportivi, vertici istituzionali, giornalisti, magistrati. E, stando alle intercettazioni pubblicate dal Corriere della Sera, anche interessanti scorci sul recente funzionamento del Csm, l’organo di autogoverno dei giudici.
In un passaggio Massimo Forciniti, 53 anni, tornato alla presidenza di una sezione del Tribunale di Crotone dopo l’esperienza al Csm, scrive a Palamara: “Grazie al tuo avallo, in questa consiliatura molte cose sono state decise da vicepresidente del cerchio magico, non nelle sedi proprie”. Un passaggio sul quale Forciniti è stato ascoltato dagli investigatori, chiarendo che con quell’espressione, cerchio magico, intendeva un gruppo che comprendeva Palamara, il vicepresidente Giovanni Legnini e altri consiglieri, tutti impegnati secondo lui a orientare l’attività del Csm.
Ci sono poi una serie di nomine sospette, finite via via nel mirino negli inquirenti impegnati a scavare in una mole sconfinata di materiale. In un messaggio Palamara scrive ad esempio a Forciniti che anche lui e Maria Elisabetta Alberti Casellati avevano ottenuto posizioni di rilievo: “Casellati presidente Senato, tu presidente terza e settima commissione”. Replica di Forciniti: “Nemmeno una presidenza nel quadriennio volevi farmi fare?”. Tra le altre nomine finite sotto la lente d’ingrandimento anche quella dei procuratori Carlo Capristo a Taranto, finito in manette per corruzione nei giorni scorsi, e Pietro Argentino a Matera.
Una serie di passaggi dei quali è stato chiesto anche all’ex vicepresidente Legnini, che ha spiegato di aver contribuito a far perdere Capristo nella sfida per la procura generale di Bari per poi sostenerlo però, insieme alla sua corrente, al momento della corsa per Taranto. Palamara si sarebbe però impegnato soprattutto per la scelta di Di Maio come procuratore di Trani. Altri squarci di un micromondo in cui confini sono ancora difficili da trattare con certezza. Nella consapevolezza che, come emerso da alcune conversazioni, “chi aveva una richiesta da avanzare al Csm finiva inevitabilmente per contattare Palamara”.
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