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Pagamenti con il Pos, raffica di denunce. Le nuove regole già nella bufera

Pubblicato il 01/07/2022 11:28 - Aggiornato il 03/08/2022 13:54

Commercianti, artigiani e professionisti ancora sprovvisti di un terminale Pos faranno bene a stare in guardia: a partire dal 1 luglio prendono infatti il via le sanzioni per le transazioni negate ai clienti, ognuna delle quali potrebbe comportare una sanzione di 30 euro più il 4% dell’importo pagato in contanti. Le sanzioni, contenute nel decreto Pnrr 2, arrivano esattamente a otto anni di distanza dalla norma, datata 30 giugno 2014 che introduceva l’obbligo di accettare pagamenti con il denaro di plastica per chiunque eserciti “l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali”. Il vincolo vale per commercianti, esercenti e pure professionisti.

Come spiegato da Libero Quotidiano, la norma che introduceva l’obbligo di Pos – il Decreto 179/2012 risaliva a due anni prima, quando nel nostro Paese era attivo un milione e mezzo di Pos, installati prevalentemente nelle filiali delle banche e negli uffici postali. Ora i Pos operativi sono 4,2 milioni. Nei dieci anni, le transazioni via Pos sono passate dagli 1,1 miliardi del 2012 ai 3,8 miliardi dello scorso anno.

Le categorie interessate non hanno mancato di sollevare proteste e polemiche nel corso delle ultime settimane. Ad alzare la voce sono stati soprattutto i tabaccai, che continuano a chiedere a gran voce l’esonero: “La lotta all’evasione fiscale, tramite l’obbligo di accettare i pagamenti con carta e bancomat, è un controsenso nel caso delle tabaccherie che sono, infatti, concessionarie dello Stato – ha spiegato Assotabaccai – Un inspiegabile aggravio di costi”.

In Parlamento è stato accolto un ordine del giorno con il quale l’esecutivo si impegna a prevedere un credito d’imposta del 100% sui maggiori costi, a fronte dell’utilizzo della carta per acquisti di pochi euro, dai francobolli ai biglietti dell’autobus. “È un provvedimento inopportuno e iniquo – ha spiegato Confesercenti – per le imprese più piccole, sulle quali il costo della moneta elettronica è già molto elevato: circa 772 milioni di euro l’anno, fra commissioni e acquisto o comodato del dispositivo”.

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