Servono davvero i flussi migratori per assicurare che vengano svolti lavori nel nostro Paese? Una tesi che la sinistra, in queste settimane di polemiche, ha ribadito per l’ennesima volta. E confutata, però, dal professor Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali, attraverso le pagine de La Verità: “A mancare sono i lavoratori, non il lavoro. La cosa che mi ha stupito non è stato tanto il cosiddetto decreto flussi 2023, grazie al quale sono stati di fatto regolarizzati 83.750 extracomunitari. Quanto, soprattutto, le affermazioni di Confindustria e Coldiretti. Queste hanno detto che se non troviamo 100.000 persone che lavorino nei settori turismo e agricoltura, le relative filiere si fermeranno. Da una nostra ricerca su dati Istat, emerge che in Italia gli individui in età lavoro sono 36 milioni circa. Quelli impiegati non arrivano a 23,3 milioni”. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> “Italia provincia di Germania”. L’assurdo (ed esemplare) caso della Ong del mare che non riconosce la sovranità italiana
>>> Balneari, arriva la decisione UE. L’Italia costretta a svendere le sue spiagge, cosa farà il governo Meloni?
“Come è possibile – si è chiesto Brambilla – che su 13 milioni di potenziali occupati non si trovino 100.000 persone che vadano a lavorare con un contratto regolare? Gli italiani in povertà relativa sono 8,6 milioni. In tutto 14,3 milioni di persone che dicono di fare fatica a mangiare e che non hanno i soldi per curarsi e in tantissimi fanno la coda alla Caritas per mangiare. Possibile che su 14,3 milioni non troviamo 90-100.000 persone che vadano a lavorare?”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Fino a ieri secondo Eurostat – ha aggiunto Brambilla – l’Italia era al penultimo posto tra i Paesi europei per tasso di occupazione. Ora siamo gli ultimi”. Un problema da ricondurre soprattutto a un sistema di assistenza che, tra reddito di cittadinanza e Naspi, disincentiva la ricerca attiva di lavoro: “Nel 2008 spendevamo in assistenza circa 73 miliardi, nel 2022 sono quasi 150 miliardi più circa 11,5 miliardi da parte degli enti locali. (Continua a leggere dopo la foto)
Gli immigrati che ci pagano le pensione? “Pura ideologia, su 23 milioni di lavoratori gli immigrati sono solo 2,9 milioni. Questi accumulano la pensione col metodo contributivo. Sono soldi che dovremo restituire quando vanno in pensione. Infine, due immigrati su tre non lavorano. Ma hanno ovviamente bisogno di servizi quali scuola e sanità. Contributi pensionistici stimati in 12 o al massimo 8 miliardi vanno confrontati con una spesa per servizi di 30 miliardi”.
Ti potrebbe interessare anche: “Immigrazione sostitutiva”: il mistero del rapporto Onu sparito. Ecco cosa scrivevano le Nazioni Unite