
L’operato del ministro Giuli alla guida del Ministero della Cultura non smette di sollevare polemiche e di suscitare critiche. In un durissimo articolo di Flaminia Camilletti su La Verità, vengono sottolineati tutti i dubbi innanzitutto sulla scelta di Francesco Spano “che finanziò con 55.000 Euro un’associazione Lgbtq che praticava postituzione e scambismo”, scrive il quotidiano. Spano è stato nominato al posto di Francesco Giglioli, una decisione che sempre secondo La Verità non ha niente a che vedere con il caso Sangiuliano-Boccia, ma rappresenta una scelta autonoma del ministro.
Il mondo dei Pro Vita sta dando battaglia e si oppone alla scelta del Ministro, con una petizione che ha già raggiunto le 10.000 firme. “La portata della polemica fu tale che nemmeno il governo di allora poté difendere Spano ed evitare le dimissioni. Dopo sette anni dall’accaduto”, sottolinea La Verità, “Spano rientra nella compagine di governo guidata da Giorgia Meloni, che all’epoca dei fatti non solo chiese le dimissioni dello stesso Spano, ma anche la chiusira dell’Unar”, l’ente che erogò i fondi di cui Spano era a capo. Anche se la Corte dei Conti alla fine non rilevò irregolarità formali nella donazione, il caso politico fece molto rumore e restò vivo. Tanto che il presidente di Pro Vita Antonio Brandi ha dichiarato “riteniamo la nomina di Spano politicamente molto più grave e imbarazzante del caso Sangiuliano”.

“Se in quel caso si trattava di fatti privati”, ha continuato Brandi, “qui siamo di fronte alla deliberata promozione, da parte di un ministro di centrodestra, di un funzionario espressione di una visione e cultura politica che dovrebbe essere distante anni luce da quella del governo attuale”. Anche il deputato Simone Pillon ha rimarcato come “abbiamo di meglio di uno cacciato dalla Boschi per essere socio di un club Lgbtq finanziato dall’Unar che presiedeva. Niente inferiorità culturale per favore”. Giuli, interpellato dalla Verità, aveva risposto in modo sprezzante: “Non mi interessa il confronto con chi ha pregiudizi fondati su fanatismi religiosi”, continuando a difendere la sua nomina.
Giuli, con le sue scelte, sta creando indubbiamente imbarazzi al governo, oltre a seguire una linea personale che a molti sembra caotica e incomprensibile. La questione odierna, secondo La Verità, “evidenzia anche la spaccatura interna al centrodestra e alla stessa Fratelli d’Italia”. Nei partiti ci sarebbero due fazioni distinte, una più legata ai valori tradizionali, l’altra più liberale e laica. E le scelte di Giuli non fanno altro che acuire le tensioni. Ad aumentare le polemiche, contribuisce anche la nomina come consulante esterno da parte di Giuli di Piero Tatafiore, direttore di Comunicazione & Sostenibilità. Al di là del valore del personaggio, in molti si domandano che necessità ci sia di destinare risorse economiche a consulenti esterni. E l’impressione è che le posizioni del ministro Giuli siano sempre più un problema per il governo.