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“Noi non siamo degli sceriffi”. Minacce e cattive recensioni: i duri colpi del Green Pass sugli esercenti

Pubblicato il 06/08/2021 15:51 - Aggiornato il 06/08/2021 17:57

“Noi non siamo degli sceriffi e non possono scaricare sulle nostre spalle le responsabilità e il peso delle conseguenze del controllo del Green Pass”. Questo è il concetto di fondo che, dal collo dello stivale alla punta del nostro Paese, accomuna un po’ tutti gli esercenti che da oggi, 6 agosto, si ritrovano a dover fare i conti con il nuovo meccanismo imposto di obbligatorietà del Green Pass.

Bar, ristoranti al chiuso, musei, spettacoli, eventi sportivi, convegni: sono queste le principali attività a cui il governo chiede di adattarsi, nel pieno della stagione estiva, alla nuova misura e di controllare a tappeto tutti coloro i quali faranno accesso nelle loro attività.

Ma, tralasciando l’aspetto che riguarda il senso di giustizia di questa nuovo Decreto Legge e badando al pratico, è davvero possibile per gli esercenti riuscire ad attuare il controllo che il governo richiede? La risposta è No e la danno proprio i professionisti dei diversi settori. (Continua dopo la foto)

“Non possiamo accettarlo”, comunica Emanuele Frongia, presidente Fipe Confcommercio Sud Sardegna. Sul web hanno già iniziato a circolare minacce e cattive recensioni nei confronti dei ristoratori che hanno fatto partire campagne informative attraverso i loro canali social. “Molti hanno ricevuto aggressioni da parte di hater No Vax, ma anche recensioni negative capziose sulle piattaforme come Tripadvisor”, informa Frongia.

Eppure, “rischiamo fino a mille euro di sanzioni e la chiusura dell’attività. Non possiamo permettercelo: il nostro lavoro è iniziato di nuovo solo pochi mesi fa dopo più di un anno di chiusure a macchia di leopardo”.

C’è anche un problema, molto serio, che riguarda la privacy. Cristina Tagliamento, segretaria nazionale di Tni (sindacato che tutela imprenditori e dipendenti del mondo horeca) chiede: “Vogliamo sapere se abbiamo ragione nell’affermare che non possiamo verificare i documenti dei clienti in quanto non abbiamo la funzione tipica dei pubblici ufficiali. C’è molta confusione, con pareri discordanti. Non sappiamo chi eleverà eventuali sanzioni, chi chiamare in caso di contestazioni e denunce da parte del cliente. In ogni caso siamo riusciti a costituire un team di avvocati, pronti ad assistere i nostri associati in caso di denunce o sanzioni”. (Continua dopo la foto)

“Nei nostri locali affiggeremo dei cartelli, attraverso i nostri canali social sensibilizzeremo e informeremo la popolazione perché sia in regola se chiede di consumare, con servizio al tavolo, all’interno del locale. Ma non andremo oltre, non vogliamo diventare sceriffi”.

Insomma, le conseguenze (anche a livello pratico) della macchina di controllo che hanno forzato ad avviare sono gravi. Soprattutto se consideriamo che siamo in piena stagione estiva e che le ultime notizie di cronaca dimostrano che la vaccinazione non esclude la possibilità di contagiarsi e di contagiare. Sulla base di quale criterio allora portano avanti la distinzione tra vaccinati e non vaccinati? Come le attività economicamente e praticamente faranno fronte a questa scellerata misura?