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“Noi crediamo ancora a un futuro migliore ma…”, la lettera di una giovane studentessa

Pubblicato il 21/04/2021 10:00 - Aggiornato il 26/04/2021 19:29

Quando si parla di emergenza sanitaria ed economica si tende a dimenticare e a non considerare minimamente le conseguenze psicologiche che il lockdown, nello specifico dell’isolamento sociale, può avere sulle persone, in particolare su bambini e adolescenti. Non si possono e non si devono tralasciare questi fondamentali aspetti.

Di seguito riportiamo la lettera di Giada, una giovane 16enne, studentessa del liceo Classico Tito Livio di Milano. Come si evince da questa testimonianza aumenta il disagio dei giovani nei confronti della realtà che si ritrovano a vivere nel quotidiano da un anno a questa parte.

“Il mondo dei giovani sarebbe ricco di sfumature, di esigenze, di voglia di sperimentare, vivere nuove esperienze, di problemi. Purtroppo il duro esame di realtà che oggi noi adolescenti ci troviamo a dover affrontare è che per la società e per gli adulti noi non abbiamo problemi, bensì siamo il problema: in questa situazione di emergenza sanitaria, nella quale ci troviamo ormai da un anno, ci siamo visti catapultare in un’altra realtà. Qui, le scelte che rimangono a noi giovani sono solamente due: appiattirsi e piegarsi o riemergere e lottare per i nostri basilari diritti.

Lo specchio della realtà di oggi mi porta a considerare che se cerchiamo di riassumere il nostro ruolo all’interno della società, siamo per essa semplicemente un peso. Ci ritroviamo ad essere un peso economico, specialmente per quel che riguarda la scuola: un nostro fondamentale diritto, l’istruzione.

Ma la realtà in cui vorrei tanto vivere è una in cui l’andare  a scuola, la cultura, il sapere, andassero oltre e fossero davvero fonte di arricchimento, non solo per noi ragazzi ma anche per l’intera società, poiché è proprio essa che sta plasmando le persone che, un domani, saranno il futuro.

Spesso ci viene detto dagli adulti che noi adolescenti non abbiamo problemi o preoccupazioni, soltanto perchè veniamo mantenuti, o perchè magari viviamo la nostra adolescenza in un mondo diverso da quello che era il loro alla nostra età. Ma si sbagliano.

Noi adolescenti dobbiamo affrontare e dobbiamo convivere con diverse problematiche, tra queste adesso si sono aggiunte anche quelle legate a questa situazione di pandemia. E di questo sembra che gli adulti non abbiano tenuto minimamente conto. Sembra che gli adulti abbiano preferito chiuderci in casa senza affatto preoccuparsi della nostra crescita interiore e dei danni psicologici che non solo possiamo aver subito in questo anno, ma che stiamo continuando a subire, sia noi adolescenti e -forse più di tutti- i bambini.

Dentro ognuno di noi si è formata ormai un’abitudine: quella alla chiusura. Una chiusura non solo concretamente parlando nelle mura di casa, in cui siamo costretti a fissare uno schermo tutti i giorni,  ma una chiusura profonda, all’interno di noi stessi, in cui non c’è spazio per altro se non per l’isolamento,  la tristezza e la rabbia per il prezzo che stiamo pagando ingiustamente: la nostra stessa vita.

Questa realtà annienta il singolo individuo, lentamente, già da bambino: che adulto potrà mai diventare? Un adulto costituito da paure, che ha vissuto per anni in una realtà falsa, artificiale, ingannevole: la propria, quella che nel tempo si è costruito egli stesso per, in qualche modo, fuggire dallo strazio creato da coloro che prima di lui sono stati  adulti.

Ecco, di tutte queste conseguenze non si è pensato, non se ne pensa ancora: le esigenze da parte dello Stato sono state e sono attualmente altre. Ma cosa c’è di più prezioso della crescita individuale e collettiva di ognuno di noi? Non dovrebbe esserci nient’altro, ma a quanto pare la scuola è sempre stata messa all’ultimo posto. Anzi, oggi mi chiedo se ce l’abbia ancora, un posto. Siamo abbandonati a noi stessi, non abbiamo altro.

Nonostante tutte le difficoltà e la poca importanza che si attribuisce ai valori, e alla crescita interiore di ognuno di noi, io mi auguro che possa avvenire quanto prima un cambiamento radicale che possa dunque gettare nuove speranze e opportunità per una nuova  realtà, perchè io ci credo in un mondo diverso: un mondo migliore”.