x

x

Vai al contenuto

Nelle mani del Marocco: l’incredibile verità che sta emergendo dallo scandalo di Panzeri & co.

Pubblicato il 15/12/2022 09:45

Quando le prime notizie sul “Qatargate” avevano iniziato a circolare in rete, scuotendo l’Europarlamento nel frattempo segnato da arresti e perquisizioni, si era pensato a una “semplice” storia di corruzione, con tanto di mazzette nascoste in casa, dentro gli armadi, come nei film. Quella che si sta delineando col passare dei giorni è invece una vera e propria spy story, con protagonista principale il Dged, ovvero i servizi segreti del Marocco. Che si sarebbero mossi in maniera frenetica per influenzare le decisioni dell’Unione Europea. Come raccontato da Luca De Vito e Giuliano Foschini sulle pagine di Repubblica, le indagini sarebbero iniziate cinque mesi fa, quando gli 007 belgi avrebbero scoperto l’esistenza di una “rete che lavorava per conto del Marocco e del Qatar”. Una macchina ben oliata, che si muoveva per svolgere “attività di ingerenza nelle sedi Ue e nei posti chiave delle istituzioni comunitarie”. (Continua a leggere dopo la foto)

Sullo sfondo il Sahara Occidentale, zona dove il Marocco non vuole “ingerenze da parte dell’Ue sull’occupazione”. Trovando sponda in una parte dell’Europarlamento “particolarmente influenzabile”: il gruppo socialista di S&D, attraverso la “cricca di italiani” composta da Panzeri, Cozzolino e Giorgi, tutti finiti al centro dell’inchiesta. Secondo alcuni media Grecia, in realtà lo scandalo potrebbe coinvolgere addirittura una sessantina di persone. (Continua a leggere dopo la foto)

La “cricca” sarebbe stata agganciata prima da un ufficiale dei servizi segreti e successivamente avrebbe incontrato direttamente Mansour Yassine, direttore generale del Dged, più volte. La ragione dei colloqui? “Discutere le strategie del Parlamento europeo e condizionarle”, con Cozzolino e Panzeri “a gestire l’accordo al fine di consentire l’ingerenza del Marocco”, come ricostruito da Repubblica. (Continua a leggere dopo la foto)

Non troppo diverso un altro sistema, quello del Qatar. In questo caso le pressioni sugli europarlamentari erano finalizzate a “rendere accettabili le procedure adottate da Doha sui lavoratori”, in particolare quelli impegnati “nella costruzione delle strutture per i Mondiali di calcio”. Gli incontri, in questo caso, sarebbero stati ancora più espliciti, con incontri direttamente con il ministro del Lavoro Bin Samikh al Marri.

Ti potrebbe interessare anche: “Sti ca***”, “Ti prendo a calci”. Capezzone esplode contro l’assessore di Roma Zevi, succede di tutto (IL VIDEO)