Concorsi bloccati, rimasti al palo. In un’Italia che, pure, avrebbe da riempire ben 125 mila posti nella pubblica amministrazione, e con la scuola e l’università che rischiano di trovarsi impantanate, visto che oltre 90 mila assunzioni dovrebbero essere destinate proprio al comparto istruzione. Numeri, questi, che emergono da un’indagine condotta da Forum Pa e pubblicata in anteprima da Il Messaggero. E che fotografano un Paese che rischia ancora una volta di ritrovarsi immobile, nel bel mezzo di una crisi che richiederebbe invece rapidità tanto nelle decisioni quanto nella loro traduzione in atti pratici.
Oltre settemila sono poi le posizioni da affidare in seno al ministero della Giustizia. All’Agenzia delle Entrate mancano circa tremila uomini. Fermo anche il maxi concorso di Roma Capitale, 1500 posti in palio, e si cercano tra gli altri tecnici informatici e funzionari amministrativi. Dal 15 febbraio, le prove selettive dei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni e poi congelati a causa del virus hanno ottenuto un teorico via libera, ma non si è ancora potuto procedere: vanno infatti rispettate una serie di disposizioni anti-contagio, che partono dall’ obbligo del tampone.
Il direttore generale di Forum Pa Gianni Dominici ha così spiegato: “È ancora tutto fermo. Abbiamo analizzato 60 tra i principali concorsi a carattere nazionale pubblicati dal 2020, o di cui ci si attende la pubblicazione entro il 2021, compresi quelli del settore scolastico e il maxi concorso pubblicato da Roma capitale, ed è venuto fuori che sono almeno 125 mila i posti di lavoro in corso di assegnazione. Circa 90 mila di questi riguardano concorsi già avviati, consituazioni diverse, ma la maggior parte risultano al palo e in attesa di disposizioni specifiche per la gestione delle prove selettive. Oltre 36 mila posti di lavoro ancora da assegnare riguardano invece concorsi di cui è attesa la pubblicazione: sono 34 i concorsi annunciati e non pervenuti alla data attuale”.
Entrando nel dettaglio, l’area che appara come più penalizzata è quella della scuola, dove in corso c’è al momento soltanto la selezione straordinaria da 32 mila posti, mentre le altre al massimo sono stati bandite. Eppure, servirebbero 90 mila nuovi inserimenti, di cui circa 6 mila destinati alla docenza di sostegno. All’università, invece, mancano 3.331 ricercatori. “La crisi pandemica ha inevitabilmente interrotto le procedure concorsuali. Nel 2020 ci sono state comunque molte banditure, in attesa di disposizioni sulle modalità di esecuzione delle prove selettive. Allo stesso modo le prove concorsuali avviate prima del lockdown sono state interrotte in attesa di indicazioni normative e organizzative. L’ultimo Dpcm ha disposto tuttavia la ripresa delle prove selettive dallo scorso 15 febbraio e il dipartimento della Funzione pubblica ha recentemente pubblicato un apposito protocollo di svolgimento dei concorsi pubblici. Bisogna ripartire subito”.
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