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Migranti, l’accordo beffa: se aumentano i flussi, può essere bloccata la ripartizione. E l’Italia si attacca

Pubblicato il 26/09/2019 15:02

Si svelano sempre più le carte dietro il famigerato accordo sui migranti che dovrebbe venire incontro alle esigenze dell’Italia. E si scopre quello che si sapeva già, ossia che è una beffa. L’accordo sulla distribuzione dei migranti potrà essere sospeso se i flussi migratori dovessero aumentare in maniera considerevole. È una delle clausole inserite nel documento sottoscritto a Malta che potrebbe trasformarsi in una penalizzazione per l’Italia.

Nella bozza si specifica che l’eventuale stop dovrà essere discusso dagli Stati che hanno firmato l’accordo, ma rimane comunque un punto controverso. Testualmente nell’intesa è scritto: “Il meccanismo per il ricollocamento dei richiedenti asilo sarà valido per almeno sei mesi, e potrà essere rinnovato”, ma nel frattempo occorrerà “andare avanti sulla riforma del Sistema comune d’asilo, sulla base di un’iniziativa della Commissione”.

Se “nei sei mesi il numero dei ricollocati dovesse aumentare in modo sostanziale, gli Stati che partecipano si riuniranno per consultazioni. Durante le consultazioni il meccanismo potrà essere sospeso”. Oltre all’Italia hanno già aderito all’accordo Malta, Germania, Francia e Finlandia. La Commissione europea avrebbe però già ricevuto rassicurazioni sulla partecipazione di Portogallo, Belgio, Irlanda e Lussemburgo.

Nel testo di cinque pagine si sottolinea che “ogni Stato membro può sempre offrire un posto alternativo di sicurezza su base volontaria. Nel caso di uno sproporzionato aumento della pressione migratoria in uno degli Stati partecipanti, calcolato in relazione ai limiti delle capacità di accoglienza, un posto di sicurezza alternativo sarà proposto su base volontaria”.

E ancora: “I Paesi che aderiscono all’accordo «si impegnano a rafforzare le capacità dei Guardacoste dei Paesi Terzi del Mediterraneo meridionale, incoraggiando Unhcr e lom a sostenere modalità di sbarco in quei Paesi”. C’è poi la parte dedicata alle Ong: “Occorre assicurare che questo meccanismo temporaneo per la ripartizione dei richiedenti asilo non apra nuove strade irregolari verso le coste europee ed eviti la creazione di nuovi fattori di attrazione”.

E dunque “tutte le navi devono essere registrate secondo la legge nazionale dello Stato di bandiera. Dove possibile, le imbarcazioni per il salvataggio saranno registrate come tali. L’amministrazione dello stato di bandiera assicurerà che tali imbarcazioni siano qualificate in modo adeguato ed equipaggiate per condurre tali operazioni”.

Ieri è stata decisa la ripartizione dei 182 migranti sbarcati dalla Ocean Viking: a Francia e Germania andranno 5o ciascuno, 20 al Portogallo, 2 all’Irlanda, 2 al Lussemburgo, i restanti 58 saranno presi in carico dalla Cei.

È facile immaginare, dunque, come andrà a finire: quando ci sarà davvero bisogno della ripartizione, tutti si tireranno indietro, e l’Italia dovrà sobbarcarsi da sola l’onere dell’intera gestione. Sì, un accordo che è un vero affare… Per gli altri.

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