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Mes, una vittoria di carta: dietro le esultanze giallorosse, si nascondono le trappole (ancora in piedi) di Bruxelles

Pubblicato il 11/12/2019 11:16

Esultanze da tutte le parti, a tinte giallorosse. Con il premier Giuseppe Conte ad annunciare felice che sul Mes non c’è nulla da temere, spiegando che è stata fatta troppa confusione durante i recenti dibattiti e che, in ogni caso, il tanto discusso Fondo Salva Stati europeo ” non introduce, ed è nostra ferma intenzione che questo non accada, alcun automatismo nella ristrutturazione del debito di uno Stato”. E una parte del Movimento Cinque Stelle, da par suo, a celebrare una vittoria di Pirro, visto che la logica delle modifiche non è cambiata e di fatto si è solo ottenuto un rinvio, col prossimo appuntamento fissato per il prossimo gennaio.

Mes, una vittoria di carta: dietro le esultanze giallorosse, si nascondono le trappole (ancora in piedi) di Bruxelles

All’Eurogruppo di inizio 2020, infatti, andrà in scena il prossimo round. Con i vertici Cinque Stelle a promettere che in ogni caso le decisioni saranno prese passando per le Camere, coinvolgendo il Parlamento in ogni passaggio di una modifica del Mes che non si sa più come affrontare, di fatto. E che, appunto, non è stata affrontata. A poco sono servite le grida arrivate in passato dal mondo degli istituti italiani, preoccupati che il meccanismo difeso in queste ore da Bruxelles possa intervenire con conseguenze devastanti sull’economia italiana: “Le banche non sono state informate sulla riforma del Mes. Se passa non compreremo più titoli di Stato” aveva addirittura tuonato il presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli.

Mes, una vittoria di carta: dietro le esultanze giallorosse, si nascondono le trappole (ancora in piedi) di Bruxelles

Parole forti, accompagnate dalle analisi di economisti che sottolineavano come il Mes, che prevede prestiti agli Stati in difficoltà in cambio di un impegno alla ristrutturazione del debito, potesse trasformarsi in una scure per l’economia italiana: un’eventuale ristrutturazione del debito per un Paese come il nostro, dove il 70% del debito è detenuto dai cittadini che hanno una storica propensione al risparmio, rischierebbe infatti di avere effetti devastanti proprio sui capitali messi da parte negli anni dagli italiani. Qualcuno, alla fine, si è spaventato davvero. Tanto che Gualtieri ha promesso di tornare vittorioso dalla sua personale spedizione a Bruxelles, portando a casa granitiche garanzie a difesa delle tasche degli italiani. C’è riuscito? No.

Il ministro non ha strappato all’Ue nessuna nuova regola per scongiurare le procedure delle clausole di azione collettiva, nessuna revisione di quel meccanismo che continua a spaventare tanto i nostri istituti quanto i risparmiatori. L’iter della riforma del Mes, intanto, prosegue spediti, con le Camere a votare sulla risoluzione di maggioranza trovata nelle scorse ore che è volta, si legge, ad “assicurare la coerenza della posizione del governo con gli indirizzi definiti dalle Camere, e il pieno coinvolgimento del Parlamento in tutti i passaggi del negoziato sul futuro dell’unione economica e monetaria e sulla conclusione della riforma del Mes”. Una coerenza che sembra però allineata fermamente sulle posizioni di Bruxelles.

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